Le Mie Idi Di Marzo by Francesco Masocco - HTML preview

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Gengé

Anch'io, come te feci mi guardi allo specchio

e vedo solo una triste figura

che muta nello sguardo altrui

Se il mondo è cosi allora chi sono io ? E la mia coscienza quanto valore ha ?

Il potere di sapere cosa hanno gli altri

nei loro occhi sulla mia figura non mi sarà mai dato

Ma allora chiedo perdono se io possa sembrare a voi scortese mi rinchiuderò nel mio bozzolo

sognando un io che non esiste

Triste sarà la verità che mi apparirà negli occhi quando finalmente scoprirò che io non son nessuno

Di schiena

Sogno una schiena olivastra e muta

dove le mie mani

affondano vertiginosamente

Posso accarezzarla posso baciarla e sa di fresche

pesche appena colte

Germogli nei capelli fiori di arancio

che ricoprono il viso

ubriacano i miei sensi

Il trionfo di Madre ha messo le radici in quello che è

questo magnifico spettacolo

Le tue braccia soffici come

mature prugne

di una calda primavera

Assaggio il tuo seno che mi dona pace

e mi sento cosi protetto

che mi denudo all'istante

Le tue gambe lisce come raso

di una perfezione

che fa invidia al creato

E le tue mani compiono atti eretici muovendosi nell'aria come ali di gabbiano Il tuo ventre

ben saldo tengo e lo porto a me

cogliendone l'essenza

Il tuo frutto che cosi divino pare mi cieca ogni senso e basito rimango

Lasciati pregare affinché io possa porre fine

a questo turbamento

Ti sentirai una dea se solo lo vorrai

e allora mia amata

lasciami questo onore

Nella mia presa risuonano tamburi di guerre vinte

in tempi remoti

Nella tua sottomissione risuonano cori di canti celesti

libidinosi quanto amorevoli

Un sogno, solo un sogno e le mie mani vuote osservo

che nulla stringono se non rabbia

Distruzione solo questo

nella mia mente ora ha asilo

Mentre il mio cuore riesce a portarsi solo un grande freddo che i muscoli sgretola

Da questa finestra guardo l'amore propagarsi come tante radiazioni

che nell'aria si intrecciano

Qui chiuso me ne sto poiché là fuori v'è dolore strazio e invidia

che cercando di assalirmi

Ora, ripensando al sogno chiudo gli occhi

e cerco di nuovo

di sentire carne nelle mani

I miei pugni stringo colpendo le pareti di queste mura

che mi soffocano

Il cemento respinge la mia rabbia

e con le dita a pezzi torno nel pensiero

Carne, carne! Carne!

Ho bisogno di te del tuo sapore della tua voce

Solo gemiti e acuti nella mia testa suonano e questa schiena dalla mia libidine non scompare

Nessun reame

Specchio ingannevole mi mostri solo ciò che voglio vedere

Rispondi silente alle mie domande più intime

Specchio dimmi la verità

dimmi ciò che sono

Rendimi vero senza che io sia dannato

Fammi sentire di potermi fidare di me stesso

Fammi capire che anche io sono e sarò

Specchio dolce nemico

che cauto mi guardi

Sussurrami ancora la storia dell'uomo che torna da te

Di nuovo a casa

Allora mi interrogo sul perché questo sguardo che tanto ci tiene

insieme, non ostante la nostra ignoranza che riponiamo l'uno sull'altro

non possa durare in eterno, cosi com'è

Tenebre cavalcano queste sponde dove io una volta riposavo la mente

guardando l'orizzonte che nascondeva la verità del triste mondo che giace

oltre la dimora della nostra apparenza

Un'onda mi investe, impetuosa la sua schiuma mi ricopre, mi sveste di tutti i miei sogni irrealizzati

ed io sono libero, sono finalmente io senza virgole, senza punti

Uno scatto che mi porta verso quest'ignoto posto

che a me risuona familiare nel cuore e se guardo attento, se metto a fuoco vedo di nuovo casa, che tanto mi mancò

Anche te

Ora anche te mi guardi con dispetto come se io fossi un untore

Te, che in tutto riponevo e ammiravo te, mia amata

che tanto t'ho cercata

Ma ora tutto cambia e non sono più

il tuo grande pupillo

ma solo un grande fardello

Ora anche te mi spingi nel baratro della miseria quando io invece

volevo venir da te

E ora che cado ora che il vento

mutila la mia faccia sospiro ancora

Sospiro per te che tanto ti amavo e ora, come tanti non ne puoi più

Senza di te nulla ho più

su cui poter cantare le mie poche lodi

Ora che solo sono senza altro attorno

guardo avanti a me dove una volta risedevi

Dea Vibra

Ancora trasmetti oh mia dea queste note

e queste onde

che alimentano in me

la voglia di grandezza

che il mondo ancora mi nasconde ma non per molto

Quando vieni gli ingranaggi

del mio cervello si fermano

e mi concentro

su ciò che sento viene da dentro

con un impeto disarmante e non posso muovermi

non posso dire ne tanto meno fare se non ascoltare

Tieni ancora o mia amata te che solo sai capirmi

te che solo

sai prendermi in questo modo

sconvolgendo la mia natura e i miei pensieri

che altro non sono

frutto del tuo amore

e della tua immensa passione

Credimi ancora assaggiami ancora ricordami di te

rendimi ancora tuo

fino a che io possa venerare la tua opera, cosi aliena al mio mondo e alla mia concezione ma che al tempo stesso

è vicina come una figlia

Vorrei vederti e dirti molte cose

ma la mia natura me lo impone ciò mi strazia e mi ribalta ma te ora sei con me e non ho paura

e non tremo più

poiché la tua grazia

si fonde nella mia pelle e nel mio stomaco solo stormi di farfalle