Le Mie Idi Di Marzo by Francesco Masocco - HTML preview

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Latrodectus manctas

Vedove nere intorno a me

in questa palude mi tengono

nella melma intrappolato sono antiche catene mi ostacolano

Mentre un piano scordato canta un inno alla nostalgia

i vapori del mio amore mai consumato salgono verso le stelle

Questo interno freddo che la mia pelle piuma rende mi ricorda di quanto io

sia condannato e usurpato

Voler solo donare e ritrovarsi così

e allora qual è il senso

di cosi tanta gentilezza?

Questo altruismo a niente mi porta

ma solo ad un stretta

più ferrea e arrugginita

Che possa sentir la pelle ora la pelle candida del gentil sesso che piano si distende su di me cancellando ogni buio ricordo

Che possa sentir l'amore ora quel dolce profumo di arancio che il collo piano mi sfiora

liberandomi da questa presa

Che io possa smetter di sognare questa meravigliosa sensazione

che il cuore mi stritola e il corpo divora

Piovendo

E il cielo tuonò risuonando in ogni molecola

propagandosi nell'universo

Nuvole cariche di disperazione

seminano la terra

Accolgo il frutto che mi offrono senza disdegno

La mia pelle fradicia

non respira più

Piano piano le mie energie

vanno svanendo

Cado e so

che nessuno mi prenderà

In quel secondo sogno delle mani

che possano frenarmi

Ma questa triste verità

va oltre il mio cuore

Il freddo e le mani

si sgretolano

Le osservo sapendo che non posso far nulla I volti che mi fissano

rimangono immobili

Io sono spettacolo per coloro che

hanno avuto fortuna

Come fosse un circo gli indici

mi puntano giudiziosi

Un'accusa che io non merito si alza dal fondo

Occhi neri

pieni di nulla mi fissano

Mangiato dall'agonia chiudo gli occhi

nella speranza che finisca

Sonno tendimi

le tue mani

Cosi che io possa dormire senza senno

Se solo potessi tornare indietro

essendo ciò che sono

Avrei la pazienza di distendermi

prima dell'oblio

Ma io sono arrivato in una dimensione che non è presente

E il dolore è vivo e invadente anche qui