Vangelo Nichilista by Luther Blissett - HTML preview

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Morte ai pargoli

<<Prima di rompere le vostre ossa marce – Di aprirvi il ventre coleroso, e di

tirarne fuori, ad uso di concime per l’agricoltura, il fegato troppo grasso, la

milza ignobile e i reni da diabete – Prima di strapparvi il vostro brutto sesso

incontinente e viscido – Prima di spegnere così il vostro appetito di bellezza,

d’estasi, di zucchero, di filosofia, di pepe e di cetrioli metafisici, matematici e

poetici – Prima di disinfettarvi col vetriolo e di rendervi in tal modo puliti e di

pitturarvi con passione – Prima di tutto ciò – Noi faremo un gran bagno

antisettico – E vi avvisiamo – Siamo noi gli assassini – Di tutti i vostri

neonati>>

Georges Ribemont-Dessaignes

<<Ogni adulto su questo pianeta è il fallimento di uccidere un bambino... o un

bambino ucciso>>

Dean Blehert

Mangio, picchio, plagio i bambini. Mastico pargoli come serpenti. Li

metto in un sacco e li riempio di botte. Invito tutti a fare del male ai

bambini. Quando tornate a casa, fate una carezza al vetriolo ai vostri

figli e ditegli che è da parte di colui che verrà a prenderli nel sonno.

I bambini hanno avuto nella storia una funzione sommamente

rivoluzionaria, ma hanno anche generato essi stessi gli uomini che li

porteranno alla morte.

I bambini sono empi perché indagano con animo empio le cose del cielo

e della terra; accoppali con le ultime forze che restano nel tuo languore.

Ho allattato e so com'è tenero amare il bambino che ti succhia il seno.

Tuttavia, mentre esso mi guarderebbe sorridente, strapperei a forza il

mio capezzolo dalle sue nude gengive e gli farei schizzare il cervello.

Io odio i pargoli, li ammazzo sei volte prima di ucciderli. Compirò su di

loro grandi scempi castigandoli nel mio furore e conosceranno il mio

nome quando eseguirò su di loro la mia vendetta.

Uccidi i pargoli perché l’ho detto. Insegnagli ad ammazzarsi tra loro (un

semplice colpo di punta).

Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami e offrilo in olocausto. Se ne

uccidi uno ne uccidi due. Mettili nei forni. Attaccali per le mura delle

prigioni. Ammazza tutti quelli che vivono. Uccidili tutti, Dio

riconoscerà i suoi.

Occorrono isterectomie generalizzate, barbelognostici, gente che mi

aiuta e martelli pneumatici (di quelli che usava San Paolo). Neonati

legati per i piedi e sbattuti contro le pareti dei cessi; corpi che si

spiaccicano sulle piastrelle bianche colorandole coi bassorilievi dei

piccoli organi e delle budella; membra ancora unte di placenta che si

afflosciano per terra ed assumono forme irriconoscibili una volta

fracassato lo scheletrino interno.

Il fine della cattiveria giustifica i mezzi dell’infanticidio. Il fondo è

quello che puoi toccare dopo un istante che sei caduto: un abisso fuzzy

tra i manichei orli dove lo iato è l’inesistente incolmabile.

E lui, il bambino, ti guarda. Ti fissa con quella stupida faccia che è

anche la tua. Ti specchi in lui e vedi la tua ombra pedofoba, un'ombra

minacciosa. Vedi l’ombra della falsificazione, del giogo, dell’eloquenza,

della bomba.

E poi non sai se far esplodere il pargolo o che altro di ambiguo fargli

capitare.

E se il cielo si rabbuia non sarà per causa nostra.

E se parte il proiettile, a quel punto non sarà più colpa tua ma

dell’inerzia.