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<<Nulla di te, Natura, mi commuove>>
Paul Verlaine
Il tempo è limitato. E’ limitato il numero di volte che puoi perdere il
treno, e che puoi perdere l’amore, che puoi perdere la vita.
Il cuore è una bomba ad orologeria che batte il mio conto alla rovescia.
Fuori fa freddo. Ogni giorno è perso.
I peli che mi ricoprono formano ombre mostruose sulla pelle. Vorrei
chiudermi per qualche giorno in una stanza buia e restarci almeno sedici
anni. Muoiono gli animali attorno a me, le sabbie evaporano, le città si
svuotano e cadono.
Le giornate sono sempre le stesse. Le stesse cose ogni giorno e i soliti
giorni nel mese.
Gli anni passeranno uguali, tranne per il nome della squadra contro cui
sei in guerra.
L’aria gelida è sempre la stessa, e la gente che è la fuori è resa dura da
quel gelo.
A un centimetro da me robot animati. Li sento ciarlare di tre argomenti a
rotazione, gli stessi dall’inizio dei tempi.
Non mi piace niente qua intorno. Tutto puzza di feci. Sono le mie feci.
La pioggia continua a cadere ininterrottamente. Per comprare un dollaro
ormai occorrono seimila marchi. La tensione a tratti è insostenibile.
Sembra di essere arrivati alla fine di tutto.
E chi se lo immaginava che le cose sarebbero peggiorate ancora mille
volte.
L’uomo è una velleità.
L’uomo è composto per il novanta percento d’acqua ed il restante dieci
di cliché.
L’uomo è divisione internazionale del lavoro, modelli mediatizzati,
costruzione sociale di senso. Produci, consuma, crepa. Scopa, sballa,
scrivi libri di successo, guida rivoluzioni proletarie, muori suicida.
Provo rabbia per il diverso e provo repulsione per l’uguale. Tra il
significante ed il significato ci sono io, arrabbiato, che non lascio
passare.
Voi professori siete sempre prodighi di buoni consigli a buon mercato.
Voi studenti siete figli di papà e io vi odio come odio i vostri padri.
Nella vostra vita non c’è finzione perché non c’è realtà. Le vostre
opinioni non hanno conseguenze.
L’uomo è composto per il novanta percento d’acqua e per il restante
dieci di cafard. Prendi questo paletto nella mano sinistra, poggia la punta
sul cuore e, in nome di Dio, colpisci! Come quando l'alta cagion colpì la
metaphysica.
Non capisco cosa ci faccio qui, tra questa gente che non capisco, in fila
per ascoltare un tizio che non mi piace dire cose che non apprezzo. Non
capisco perché sulla mia maglia c'è stampato il nome di un altro. Ripeto
tra me: <<è solo arte, è solo figa, è solo danaro, è solo potere>>. Non
voglio dover diventare come loro per poter essere apprezzato per ciò che
sono.
Odio la pioggia e ciò che vi è sotto. Odio dormire. Odio restare sveglio.
L’uomo è stanco ed è reso brutto dal tempo.
L’uomo è pieno di piccoli dolori che presi assieme fanno un grande
dolore.
La mia misantropia non serve a questa pace.
La letteratura è un mondo di dilettanti che non riescono a dilettarsi, o
che si dilettano con poco.
La mia noia è indigenza e feccia e miserabile benessere.
Sono stanco del mio inutile pietismo. Sono stanco di tutte queste inanità:
della mia faccia anemica che si disfa sotto il sole e il fumo di sigarette,
dei miei capelli che mettono radici sul cuscino, delle zanzare che mi
pizzicano anche d'inverno.
Glie l’ho detto che andare a Disney World per farsi di acido e vomitare
su Topolino non è rivoluzionario. Basta con queste avanguardie da
boudoir.
Va di moda la verità da qualche tempo, quindi ci tocca far finta di essere
veri. Ma va di moda anche la morte.
Sono un blasé stanco e disincantato. Non odio nemmeno più, vedi? Sono
un falco alto levato. Sono come te in fondo, che sei voluto salire in
montagna perché non ti bastava il freddo che era già dentro il tuo cuore.
Sono stanco del mio bovarismo. Sono stanco di tutte queste niaiserie, e
di tutti questi francesismi.
Vedo commessi viaggiatori e downshifers litigarsi l’osso. Anacoreti e
tycoon recitare se stessi. Probiviri e libertini giocare al censore.
Bohèmien e yuppie vivere l’uno nelle unghie dell’altro.
La differenza tra edoné ed eudamonia è solo un puerile dualismo.
Nessuno decide cosa fare e cosa essere. Non si può deciderlo, si può
solo comprenderlo.
Noi siamo la coscienza di quanto siamo brutti. Noi scriviamo per
scrollarci di dosso questo peso, ma nessuno vuole saperne. Perché il
proiettile di sangue non penetra il mio cuore di piombo?
Non c’è niente da salvare in questo conformismo passatista.
I giovani sono una cambiale pagata al conformismo.
Leggo che <<Il nulla si è ucciso, la creazione è la sua ferita, noi siamo le
gocce del suo sangue, il mondo è la tomba dove esso marcisce>>, e sono
stanco di questi giovanilismi, di questi vacui afflati, di questi
romanticismi, di questi nichilismi. Sono stanco di queste parole e di
queste vite. E allora dico: <<consummatum est>>.
Penso che lo spleen non sia cattivo spirito ma buona lucidità. E allora
dico: <<tutto è indifferente, nulla vale la pena, il mondo non ha senso, il
sapere strangola>>.