Vangelo Nichilista by Luther Blissett - HTML preview

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La fine della storia

<<Quando vedi uomini della tua epoca erigere e distruggere templi con tutta

quella nonchalance, ti domandi se aver paura del tempo che passa o se esserne

contento. E poi vedi che tra le due cose non c’è differenza. E vedi pure che tutto

questo mutar d’umore non è un prendersi gioco dei grandi, ma la beffa che una

società fa a se stessa>>

scritto il 2.11.1978 nella toilette di Volkspark, Berlino-Ovest

<<Il mondo progredisce, l'avvenire è radioso e nessuno può cambiare il corso

generale della storia>>

Mao Tse-tung

Uomini di ogni quando hanno sempre avuto l'incorreggibile vizio di

considerare la propria epoca come cruciale, e i loro crucci come epocali.

Si sono sempre pensati sul punto massimo di svolta della storia, sul

crocevia fondamentale del destino. E tutti hanno sempre avuto ragione.

La storia non progredisce, evolve in senso extramorale.

Ecco la storia come morfologia; ed ecco tutta una nuova serie di orologi

per misurarne le escrescenze. Con questi arriverai sempre tardi agli

appuntamenti e la ragazza che ti aspetta se ne andrà pensando che sei

uno stronzo. Con questi anche se sei tutto pettinato potresti benissimo

essere tu il terrorista spietato di cui tutti parlano.

Non so cosa sia la storia ma bisogna smettere di chiedersi cosa sia la

storia.

La storia è inattuale; è dannosa per la vita e per gli uomini. Bisogna

entrare in un nuovo mondo senza storia e senza uomini, perché è questo

ciò che segue la fine dello storicismo.

La storia è brutta, calunnia persone, mangia sangue, sputa sentenze. La

storia ci ha portato via i più begli anni della nostra vita.

Se la proibizione dell’incesto ha segnato la fondazione della cultura e

della storia; beh, noi scopiamo volentieri le nostre sorelle.

Il fine della storia è la fine della storia. Una fine altra rispetto a quella

dello Squartamento ma con alcune analogie.

La fine della storia è anche la storia della fine, la sua narrazione, il suo

annuncio.

Dopo la storia verrà la post-storia, qualcosa di cui non abbiamo bisogno.

Sarà l’epoca scevra dello storicismo. Sarà il tempo in cui non ci saranno

più eventi (o uomini a rendersene conto). Sarà la festa del non

ricostruibile, il tempo in cui nessuno vorrà o potrà capirci niente, il

tempo del terzo occhio e della cecità, il tempo dell’accelerazione e

dell’assenza di destino.

La storia come una grande storia, che come tutte le storie ha un epilogo.

Sarà il tempo in cui l’ermetismo non sembrerà una scelta. Il tempo in cui

mille cose cambieranno, e gli explicit daranno un senso a tutto.

Bikìni

Costumi da bagno e bombe atomiche

Una volta, sul fondo di un barattolo ho letto che l'uomo agisce

razionalmente per raggiungere con i mezzi che lui ritiene più icastici il

maggior soddisfacimento di quelli che crede essere i suoi bisogni.

Sul mio tavolo da lavoro ci sono foto di modelle, un telefono non

allacciato e una stilografica.

Io non lavoro in realtà, ma quelli non lo sanno.

Amo svegliarmi la mattina presto, fare una rapida colazione e recarmi

ben vestito in ufficio. Amo far finta di scocciarmi se una goccia di caffè

mi macchia la giacca.

Quasi sempre resto seduto dietro la scrivania, guardo le modelle e mi

tocco.

Spesso esco dall'ufficio per andare al bar a bere qualcosa, poi faccio

finta di ricevere una telefonata e scappo di nuovo in ufficio senza finire

l'aperitivo.

Spesso non esco affatto e fisso la finestra per ore. Mi distendo sul tavolo

e poggio il culo sulle foto delle ragazze in négligé.

Non so cosa ne è stato della mia vita. Un tempo ero ancora un ragazzo.

I miei comportamenti sono indotti, i miei ragionamenti condizionati.

Lei è molto bella (la ragazza della foto). Vorrei avere sempre vent’anni e

conoscere i nomi dei vini più costosi. Vorrei aprire il portafogli e

mostrare la foto sbiadita di mio figlio morto in guerra o di mia moglie.

A volte dimentico quali siano i miei desideri più profondi e le mie

speranze. In quei casi accendo la tv e la guardo con distratto abbandono,

finché qualche jingle finisce per ricordarmi chi sono.

A volte esco fuori per il weekend ma non è mai successo che non

tornassi a casa. Vado in posti dove c'è molta gente, gente che si muove

intorno.

Il mondo è pieno di gente. Si muovono come si sono mossi i loro padri.

Io e miliardi di donne e uomini sappiamo benissimo di dover morire, ed

è proprio per questo che ci facciamo crescere i baffi, ci accorciamo i

capelli, e acquistiamo t-shirt firmate a cento Euro (perché senza sconto

sarebbero costate il doppio).

P.S.

Le ragazze stanno morendo. Le vedo cadere una dopo l'altra sull'asfalto e sono

bellissime nonostante tutto. Le vedo finire e perdersi e questo mi rende triste.

Non so come dire. In un certo senso tutto questo mi dispiace.

L’estetica del tremito

Nell’anno del signore novantotto del XX secolo inserivo una patch nel

videogame Quake. Con questa modifica il mio personaggio virtuale

acquisiva capacità inedite e straordinarie: poteva improvvisamente

volare, rendersi invisibile ed essere invulnerabile. Poteva passare

attraverso i muri e muoversi liberamente in ogni direzione dello spazio.

Giocando in questo modo ebbi la facoltà di uscire dai luoghi

convenzionali del videogame ed osservare lo scenario nel quale ero

immerso da un incredibile punto di vista esterno. Vedevo le pareti come

linee bidimensionali e vedevo che oltre le porte chiuse non vi era niente.

Non vi era niente oltre le strade inaccessibili e non vi era niente dietro le

costruzioni architettoniche. Il cielo si rivelò una piattaforma

bidimensionale che raggiunsi in volo e oltrepassai. Oltre il cielo non vi

era solidità. Non avrei mai potuto oltrepassarlo se non avessi installato

nel gioco quella speciale modifica che ne alterava le regole fondamentali

e che scardinava in qualche modo la contingente appercezione

trascendentale.

La mia sorpresa è stata grande nello scoprire che non vi era nulla dietro

le apparenze, che il suolo che mi sorreggeva era vuoto, che gli oggetti

esistevano solo in funzione dei miei occhi, dei miei piedi, delle mie

mani. L’essere era l’essere percepito. Il videogame era tutto ciò che

potevo vedere e nient’altro.

Se chiudo gli occhi il mondo scompare.