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<<Il rivoluzionario disprezza ogni dottrinarismo e ha rinunciato alle scienze
profane, che egli lascia alle generazioni future. Conosce un'unica scienza, la
scienza della distruzione. […] Giorno e notte, deve avere un unico pensiero, un
unico scopo: la distruzione spietata. Aspirando freddamente e instancabilmente
a questo scopo, deve essere pronto a morire, e a distruggere con le proprie mani
tutto ciò che ne ostacola la realizzazione>>
Michael Confino
Meno si proferisce, meno si sbaglia. Se le cose dette si abbassano a zero,
la verità è raggiunta di sicuro.
Mistici, risvegliati, illuminati, sofisti, dadaisti, parlano il linguaggio
della verità. Essi non dicono niente perché tutto è falso; dicono che tutto
è vero perché lo è, e non puoi nemmeno ucciderli o sputtanarli perché si
sono ammazzati da soli.
Nell’esistenza come esperienza estetica, l’arte deve essere la nostra
comunicazione trascendentale, al di là dello spazio e del tempo.
Un’epoca utilizzavamo l’arte per comunicare con Dio, ora ci resta l’art
pour l’art, non ci resta niente. Ci resta l’arte come avanguardia,
l’esistenza come avanguardia.
Il poeta è qualcosa da essere. Non capisco come si possa, dopo
Auschwitz, fare altro dallo scrivere poesie.
La nostra esistenza è un’atroce guerra estetica. L’arte deve fungere da
svelatrice apocalittico-messianico della violenza, da emancipatrice
extramorale. Noi non siamo venuti al mondo per portare pace. La penna
non è un surrogato della spada ma una sua amplificazione.
<<Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia
un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a
prostrarsi davanti all'uomo>> (Marinetti).
L’avanguardia filosofica è un concetto violento che può solo
autodistruggersi.
<<I futuristi hanno svolto questo compito nel campo della cultura
borghese: hanno distrutto, distrutto, distrutto, distrutto […] I futuristi,
nel loro campo, nel campo della cultura, sono rivoluzionari>>
(Gramsci).
<<Il compito dell’avanguardia è dunque quello di dare a chi è ancora
invischiato nei vecchi discorsi un mito che decostruirà se stesso. […]
Anziché tentare di “risolvere” le contraddizioni, l'”avanguardia” le mette
al “lavoro” come dispositivi di un disordine che ci è ancora ignoto>>
(Home).
Noi siamo avanguardia senza distinzioni tra arte, politica, società, o
cultura. <<Come il dadaista, al quale assomiglia assai di più che non
somigli all’anarchico politico, egli "non soltanto non ha un programma,
ma è contro tutti i programmi", anche se in qualche occasione sarà il più
rumoroso fra i difensori dello status quo o fra i suoi oppositori>>
(Feyerabend).
Noi siamo avanguardia perché fintanto che ci sarà l’uomo ci sarà sempre
una ricerca estetica o una guerra; e noi, come Quijote, non possiamo fare
a meno della prima linea.
Tutto esiste per conformarsi alle professioni di fede dadaiste, e tutto
esiste per compiersi in un vangelo nichilista.
<<Nel nocciolo, dada non è né movimento artistico, né antiartistico, ma
piuttosto una radicale “offensiva filosofica”>> (Sloterdijk). <<Dada è un
atto di disperazione. Intellettuali, artisti, uomini intelligenti e riboccanti
di vita boccheggiano, avidi di aria pura. Vogliono farla finita,
violentemente, con l’aria che ci soffoca. Tempi di estrema tensione e
stimolanti, come questi che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo,
favoriscono l’esplosione>> (Spengemann). Dada è sintesi, <<dada si
applica a tutto, eppure non è niente, è il punto in cui il si e il no si
incontrano>> (Tzara).
Noi siamo rivoluzionari nel campo dell’arte e in quello della vita. Siamo
terroristi e sovversivi. <<Fummo per la guerra e anche oggi il dadaismo
è per la guerra. Gli eventi han da cozzare l’uno contro l’altro: le cose
non vanno neppur lontanamente con abbastanza spietatezza>>
(Huelsenbeck). Abbiamo visto troppo cinema e letti troppi romanzi;
abbiamo sentito cose che non possiamo scordare.
La rivoluzione ci chiama perché è maturata nella storia. La rivoluzione
che si prepara è però una rivoluzione senza contenuti, una rivoluzione
fine a se stessa, una rivoluzione dadaista, una rivoluzione nichilista.
Specto-distruzione
La rivoluzione verrà teletrasmessa
<<Mi piace Hollywood. E’ plastica, ma mi piace la plastica.
Voglio essere plastica>>
Andy Warhol
La vita delle società in cui dominano le moderne condizioni di
produzione e consumo è un immenso accumulo di spettacoli, ed è
fichissima.
La spectomorfizzazione e la rappresentazione sono l’essenza di questa,
come di ogni altra civiltà.
Tre giornali ostili sono da temere più di mille Napoleoni Bonaparte.
Se affermi solennemente una cazzata la rendi verosimile; se la affermi
due volte ci credono tutti; se la affermi tre volte finisci per crederci
anche tu.
I media non imitano la realtà, accade esattamente il contrario.
Non sei tu che guardi la tv, la tv guarda te.
I media di massa non banalizzano le cose, quelle sono già banali, gli
schermi non fanno altro che gettartele davanti.
La tv non siamo noi, noi siamo la tv del futuro.
Ci sono troppi contenuti dietro le apparenze.
Preferiamo un mondo di sole apparenze, un universo di immagini in cui
poterci saziare di simboli.
Lo spettacolo di massa a buon mercato desacralizza le cose e le svuota,
facendole finalmente vedere, vanitas vanitatum, per quello di cui sono
fatte: niente.
Il Papa in tv è solo un vecchio rugoso, le elezioni sono un cabaret.
Noi vogliamo far esplodere la società dello spettacolo e trasmetterlo in
mondovisione; proclamarne la fine in una solenne messa di Pasqua o in
un altrettanto solenne vaudeville. (La pagina culturale deve pur essere
riempita in qualche modo, no? Per non parlare della cronaca nera)
<<La guerra non può staccarsi dallo spettacolo magico perché proprio la
produzione di questo spettacolo è il suo scopo: abbattere l'avversario
non significa tanto catturarlo quanto cattivarlo, significa infliggergli,
prima della morte, il terrore della morte>> (Virilio).
Creiamo scuole-cinema e chiese-teatro, e facciamo amicizia con
Panopticon e Grande Fratello. Scriviamo inutili saggi sulla mediocrità
della cultura di massa e sull’irregolarità degli scrutini. Facciamo tutto
questo e molto altro, così da avere qualcosa da raccontare la sera al bar.
Quanto a voi: avete tutte le ragioni per stare a casa fratelli, perché la
rivoluzione verrà teletrasmessa.
Il prezzo da pagare per questa nuova rivoluzione culturale aggiornata al
la società dei consumi è dover girare con spray al pepe e taser scaccia-
fan. Ma prima assicuratevi che abbiano collegato un buon impianto
audio alla rivoluzione.
Se la società è uno spettacolo, la nostra scelta è tra la prima fila e il
palco.
Lo spettacolo non è un monstrum ma la fiamma teleologica che
ravviviamo col nostro napalm ideologico.
Noi vogliamo distruggere lo spettacolo portandolo alla saturazione, ci
mettiamo dalla sua parte, ne cavalchiamo l’onda e surfiamo verso la sua
ipertrofia. Voglio simboli braille sulle cloche degli aerei e sui volanti
delle formula uno. <<Voglio essere il pilota invisibile nel mezzo della
bufera pop, non un qualsiasi gonzo impaurito dall'idea che la barca
affondi>> (Home).
Da leoni diventiamo bambini, superiamo i situazionisti e diciamo
<<si>> al day-time. Diciamo <<da>>, e compriamo pagine nere sui
giornali. Siamo i filistei della sovversione, i più apocalittici tra gli
integrati di regime.
Non vogliamo lavorare alla fine del mondo dello spettacolo ma allo
spettacolo della fine del mondo.
Crediamo che <<la terza guerra mondiale sarà una guerriglia
dell’informazione a tutto campo>> (McLuhan).
Noi non applichiamo il détournement per anelare ad una fantomatica
virginalità espressiva o per abbattere presunte mitologie sovrastrutturali.
Noi questo linguaggio kitsch lo facciamo nostro; questa società,
quest’ordine li facciamo nostri. La nostra distruzione dello spettacolo è
lo spettacolo della nostra autodistruzione.
Noi decostruiamo per togliere via le bugie, ma alle bugie non
sostituiamo nessuna verità. Tutte bugie quindi, o tutte verità.
La nostra sarà una rivoluzione spettacolare, icastica, perché sappiamo
non esistere niente dietro le apparenze. Sarà una rivoluzione interiore
che smantellerà le impalcature del pensiero e le fondamenta della
morale.
Sarà una rivoluzione capillare e globale perché venderemo su internet
biglietti omaggio a metà prezzo.