Vangelo Nichilista by Luther Blissett - HTML preview

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Destruktion

<<Ho sempre provato un piacere particolare nel distruggere, perciò, in mezzo

alla pena quotidiana, provo un piacere pervadente nel vedere come l'arsenale

dell'idealismo sia stato polverizzato, finché non ne è rimasto che un mucchietto

di carne dai nervi scoperti; nervi che, come corde tese, hanno reso doppiamente

vibrante ciascuna melodia nell'aria rarefatta dell'isolamento>>

Ernst Von Salomon

<<Dovunque il mondo m’attraversi il cammino – e ciò mi succede ad ogni

passo – io lo distruggo per soddisfare la fame del mio egoismo>>

Max Stirner

<<Per distruggere tutto, Germania, Francia e Continenti, tutto quel che respira,

distruggere, più arrabbiati dei cani, in adorazione della loro rabbia (quel che i

cani fanno mica), cento, mille volte più arrabbiati di mille cani e tanto più

viziosi! Eravamo belli! Davvero, c’ero arrivato, m’ero imbarcato in una crociata

apocalittica>>

Louis Ferdinand Céline

<<Incazzati, distruggi>>

Sex Pistols

Destruktion™ è la marca del nuovo detergente per il lavaggio del

cervello.

(Benvenuti nella nostra nuova crociata apocalittica ;-)

Destruktion è un'orbita che circonda il pianeta; un'orbita che si fa

sempre più stretta e pericolosa; un pugno nello stomaco; un pugno del

maestro Zen nello stomaco del suo allievo nichilista; una martellata

tragica in testa; un colpo di pistola sulla folla inerme.

Destruktion è qualcosa che non richiede gli venga fatto spazio.

(dico destruktion mentre porto una brioche alla narice sinistra)

Destruktion è decostruzione, demolizione, destrutturazione. E'

distruzione dei tabù, della sofferenza, della paura, del dubbio. E’

eliminazione della sofferenza per via del sofferente; eliminazione della

paura attraverso la soppressione dello spaventato.

<<Che ogni uomo gridi: c'è un gran lavoro distruttivo, negativo da

compiere: spazzare, pulire. La pulizia dell’individuo s’afferma dopo lo

stato di follia, di follia aggressiva, completa, d’un mondo lasciato nelle

mani dei banditi che stracciano e distruggono i secoli. Senza scopo né

progetto alcuno, senza organizzazione: la follia indomabile, la

decomposizione>> (Tzara).

Noi siamo i distruttori degli ostacoli, delle separazioni, delle lacrime, dei

freni. Se non distruggo adesso, mi son detto, potrei pentirmene. Forse

non oggi, forse non domani, ma presto e per il resto della mia vita.

Noi siamo i distruttori dell’arte. <<Date fuoco agli scaffali delle

biblioteche!... Sviate il corso dei canali, per inondare i musei!... Oh, la

gioia di veder galleggiare alla deriva, lacere e stinte su quelle acque, le

vecchie tele gloriose!... Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e

demolite senza pietà le città venerate!>> (Marinetti).

Noi siamo contro famiglia, compromessi, inibizioni, educazione,

memoria, archeologia, profeti. Demoliamo la speranza, derubrichiamo il

futuro; ci portiamo avanti col lavoro per il nuovo Big Bang.

<<–Uhm! Agire, demolire, distruggere – continuò. – Ma come si può

distruggere, senza nemmeno sapere perché? –

–Noi distruggiamo perché siamo una forza– osservò Arkadij.

Pavel Petrovič guardò suo nipote e sorrise.

–Si, la forza non rende mai conto–>> (Turgenev)

<<Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni

ritorneremo alla salute. […] Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno

udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di

parassiti e malattie>> (Svevo).

Sarà la distruzione delle nostre potenzialità e dei nostri pregiudizi. La

catastrofe che rovescerà le cose e distruggerà la noia. Catastrofe come

anastrofe, metonimia, metanoia.

<<Noi proclameremo la distruzione: quest'idea è così affascinante.

Ricorreremo all’incendio – E useremo la pistola>> (Nietzsche).

Noi distruggiamo senza pensare troppo a cosa. I contenuti sono

indigenza e feccia e miserabile coerenza: noi ne facciamo

deliberatamente a meno.

Noi distruggo in quattro comode taglie e in tre bellissimi colori; e non

lasciamo tracce, vendiamo, tra l’altro, conflagrazioni autopulenti.

Noi vogliamo distruggere la mestizia dello status-quo. Quello

all’autoconservazione non è un istinto conservatore, ma reazionario.

Noi siamo sempre stati affascinati dalle rivoluzioni, ma non avendo

trovato contenuti validi, teorizziamo una sovversione fine a se stessa.

La nostra strategia è di non avere tattiche. Noi non distruggiamo

direttamente musei e ospedali, facciamo di meglio: distruggiamo il loro

ruolo sociale, la loro ragione d’essere. Noi smantelliamo il vostro

interesse nei loro confronti, distruggiamo direttamente voi, il vostro

interesse nei vostri confronti.

Destruktion è la fine dei fini, la distruzione degli scopi, l’obiettivo di chi

sa non esistono mete. Destruktion è la narrazione dei buchi neri spiegata

ai bambini.

Ma <<l’uomo>>, dici, <<non può esistere nel mondo senza uno

scopo>>, quindi alla luce dell’assenza di scopo: distruggere il mondo, o

distruggere l’uomo.

Noi vogliamo distruggere le profezie e le menzogne. Meta-teorie, grandi

narrazioni, massimi sistemi sono meta-aporie, grandi alienazioni,

massimi patemi. Ogni enunciato sia rovesciato; <<tutti gli ideali siano

dichiarati nulli, le credenze bazzecole; l'arte una menzogna, e la filosofia

uno scherzo. Tutto sia un'elevazione o un crollo. [...] Possano gli uomini,

in questi momenti della fine, vivere a una tale temperatura che tutto ciò

che l'umanità ha mai provato in fatti di rimpianti, aspirazioni, amore,

odio e disperazione esploda in loro in una deflagrazione definitiva>>

(Cioran).

Noi vogliamo distruggere la logica e l’apodissi. <<Così c'erano adesso

due tipi di tumori da estirpare, la filosofia della scienza e la filosofia

generale (epistemologia, etica ecc.), e due aree dell'attività umana che

potevano sopravvivere senza di loro, la scienza e il buon senso (common

sense)>> (Feyerabend).

Noi vogliamo distruggere la patina di cazzate che ricopre la realtà delle

cose o, se preferite, la patina di realtà che copre l’essenza della cazzata

in cui siamo immersi.

Ciò che è logico è logicale. Ciò che è irrazionale è reale. La verità è nel

motto di spirito, nel gioco, nello scherzo, nella festa, nella sovversione,

nel rivolgimento.

Noi vogliamo credere perché assurdo, vogliamo distruggere le

verosimiglianze ed estirpare l’idra del senso. Distruggere le ideologie

che mascherano i rapporti sociali come leggi naturali incontestabili.

Abbattere le connotazioni camuffate da denotazioni, smascherare i

significanti già muniti di codice. <<Distruggere. Non lo scetticismo

sistematico che non distrugge nulla. Ma piuttosto quella dissoluzione

misteriosa del senso e dei valori che lascia in piedi il mondo

dell’apparenza come un ammasso di polvere vaporosa che lo sguardo

può trafiggere e il contatto attraversare>> (Ribemont-Dessaignes).

N o i vogliamo togliere l’illusione delle differenze. Non solo non

crediamo nei dualismi, ma non crediamo nemmeno nel combatterli. Ciò

che vogliamo è cancellare ogni possibile distinzione residua tra bene e

male; possibile e impossibile; tra le parole; tra i fatti; tra la guerra e la

noia; tra la vita e la morte.

Distruzione per noi è soprattutto smantellamento delle truffe linguistiche

alla base delle sofferenze intellettuali. Noi vogliamo sabotare queste

dannate dighe semantiche per poterci perdere nel fiume del caos.

I linguaggi sono i mezzi per dire le bugie e per nominare i problemi.

Distrutti i linguaggi non avremo più bugie, non avremo più più

problemi.

Gli idoli hanno nomi e cognomi. Non c’è origine assoluta del senso in

generale.

Non bisogna avere paura del senso: lui può solo morire e noi possiamo

solo distruggerlo. Il senso è diabolico. Chi crede al senso perirà di senso.

Il significato è una serpe in bocca al significante.

Bisogna aprire il dizionario, serrare i denti, aprire la mente e fare tana

libera tutti. Liberare l’espressione e quindi i contenuti. Liberarci dalle

espressioni e dai contenuti.

Noi vogliamo vivere l’Aufhebung non come docile e banale

superamento, ma come <<sfondamento violento e insieme giocoso di

ogni senso e significato cultural-filosofico-artistico>> (Sloterdijk).

Noi vogliamo catastrofi dell’immaginario collettivo, degli archetipi, dei

sogni, delle volontà e delle rappresentazioni.

La cultura è l’insieme di simboli, norme, valori e credenze che ci

consentono di conferire un senso al reale. Ma il reale non ha senso.

Occorre quindi distruggere la cultura, distruggere il senso, distruggere il

reale, così da conferirgli il senso della dissoluzione.

Non sappiamo cosa ci sia su quella valle al di la delle montagne e non

abbiamo alcun modo di capirlo. Dilaniati dal dubbio decidiamo quindi di

lanciare da qui i nostri missili e bombardarla a tappeto per avere la

certezza di quello che ci sarà dopo la nostra azione: niente.

La mia percezione arbitraria del mondo mi preclude l’accesso alla realtà

oggettiva. E’ impossibile arrivare alla verità, ciò che mi resta è

distruggerla, così da avere almeno la certezza delle macerie, del fuoco e

del fumo nero.

La formula è questa: Realtà=X

Realtà+volontà distruttrice=0

Noi vogliamo distruggere i templi del feticismo e le fabbriche di verità:

scuole, chiese, musei, pantheon, tribunali, accademie. <<Non è alla

scuola delle nascite che vorrei mettervi, io, magnifici rettori, poiché per

la scienza imbecille che rappresentate non è più tempo di nascere, è

tempo di morire>> (Artaud).

La verità è ciò di cui bisogna sbarazzarsi al più presto, rifilandola a

qualcun altro. Chi resta con la verità in mano ha perso.

Anziché Thoreau dateci un ministero; anziché verità, dateci amore,

soldi, fama. Noi vogliamo distruggere la verità perché non esiste. Basta

con le sentenze e basta con le trascendenze. Il nostro mondo è falso

perché lo abbiamo mentito. La verità è banalità. Dobbiamo agire contro

la stabilità dei simboli e dei sistemi linguistici; smontare l’attuale

macchina semiotica e costruiamone una autoannichilente.

Un tempo l’uomo spendeva tutte le sue energie per procacciarsi il cibo,

ma ora abbiamo un'infinità di cibo…

Destruktion è <<un lungo lavoro d'autodistruzione, specialità d'un

animale sovversivo che, dopo aver cercato per tanto tempo di demolire

tutto, doveva finire coll'autodemolirsi>> (Cioran).

Non esistono valori, perciò non c’è differenza tra il distruggere e il

costruire, tra il giudice e l’imputato, tra il padrone e lo schiavo. La

parola <<libertà >> per me non ha alcuna logica e quindi la comprendo.

Le parole sono proiettili; a noi sta se farci colpire o se spararli.

<<Noi abbiamo stracciato tutte le verità rivelate, abbiamo sputato su

tutti i dogmi, respinto tutti i paradisi, schernito tutti i ciarlatani>>

(Mussolini). Abbiamo seminato morte, ora ci resta solo da raccogliere.

Noi siamo distruttori perché orfani della metafisica. <<Distruggere -

dice - non decostruire. Decostruire è un pensiero debole, la chiosa

inversa dello strutturalismo costruttivo>> (Baudrillard). Il nostro è

invece un pensiero forte rivolto contro se stesso.

Noi siamo tauto-distruttori perché non possiamo non esserlo. Nella

distruzione cerchiamo la felicità del diallele, la felicità di essere noi

stessi. Nella distruzione riponiamo la speranza dell’autodistruzione così

da poterci riposare le meningi, perché <<non avremo demolito niente fin

quando non avremo demolito anche le rovine>> (Jarry).

La distruzione porta alla fine della storia e del mohito come lo

conosciamo. Porta allo strazio (o alla fine dello strazio). Porta alla fine

delle nascite e delle serate a tema.

La distruzione porta alla fine delle storie: le scrive al contrario fino a

cancellarle, poi ne scrive altre, fasulle, solo per goliardia.

La distruzione porta alla fine della storia, perché vivere non ha senso

senza un senso della vita. Il mondo si appoggerà sull’ultima ninna nanna

filosofica e non si rialzerà più.

Non si piange più di nostalgia se la memoria è distrutta. Non si grida più

di dolore se il corpo è assente.

L’occidente morirà di morte violenta perché violenta è la sua morte

naturale.

Noi vogliamo solo affrettare le cose. Vogliamo porre termine a questo

inattuale, geriatrico occidente e metterci al passo sulla tabella di marcia.

Noi vi insegniamo la distruzione perché è quello che abbiamo pescato

dal cappello magico; è quello che ci ha suggerito la roulette della ragion

pratica.

La distruzione è un evidente dire <<No>>. Noi insegnamo il <<No>>

perché il <<Si>> non è inculcabile. Se vi dessimo il <<Si>> sarebbe

frainteso, sprecato, confuso e finirebbe per essere quello di asini e

cammelli. Ecco perché noi forniamo solo leoni distruttivi. Il <<No>> è

solido e non ci si sbaglia.

La distruzione è il mezzo per tornare ad un <<Si>> trasvalutato.

Se portata al limite, se portata oltre il limite, la distruzione diventa

automaticamente creatrice.

<<La felicità che troviamo nel divenire è possibile soltanto nell’

“annientamento” della realtà, dell’esistenza, della bella apparenza, nella

distruzione pessimistica della illusione – la felicità dionisiaca raggiunge

il suo punto più alto nell’annientamento dell’apparenza, anche della più

bella>> (Nietzsche).

Noi crediamo che <<la critica è distruzione divenuta gioia, è

aggressività di chi crea>> (Deleuze); che <<la distruzione è fatto

essenzialmente umano>> (Sartre), troppo umano direbbe qualcuno.

L’uomo distrugge per non essere distrutto. <<Se distruggo il mondo,

non potrò esserne schiacciato>> (Fromm), perché <<quando una

persona riesce a emergere dal suo stato passivo di terrore e comincia ad

attaccare, la natura tormentosa della paura sparisce>> (Fromm).

<<Bisogna distruggere la trascendenza ridendo>> (Bataille).

Bisogna praticare il libertinaggio intellettuale.

Metafisica: non posso vivere ne con te, ne senza di te. Ma è sufficiente

la distruzione della sola metafisica?

Noi vogliamo distruggere l’ontologia della semplice-presenza, abbattere

i confini e superare i dualismi.

Mai più coerenza/incoerenza, mai più vero/falso. <<Guadagno e perdita,

giusto e sbagliato / Eliminateli tutti, una volta per sempre!>> (Seng-

ts’an).

Vogliamo agire da scatenati; distruggere la caverna di Platone in modo

da non avere più un fuori e un dentro. Niente più caverne, niente più

ombre, niente più catene. Niente più Nāgārjuna.

Desideriamo cacciare via per sempre i mercanti dal tempio, perciò

distruggiamo i mercanti, distruggiamo il tempio.

La distruzione della metafisica comporta la distruzione dei luoghi

comuni e la messa in mora di tutti gli altri luoghi. Si distrugga il

pensiero e l’espressione, si distrugga l’episteme, la coerenza, la ragione

e lo storicismo, e in fine si distrugga la distruzione.

Distruzione senza palingenesi. Ecpirosi senza apocatastasi.