Salvati dalla Sua Vita by Marco Galli - HTML preview

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CAPITOLO 8

LA TEORIA DELL’ACCETTAZIONE

 

 

 

Poiché in lui sono state create tutte le cose

che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili:

troni, signorie, principati, potestà;

tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.

Lettera ai Colossesi 1:16

 

 

 

La teoria dell’Accettazione viene comunemente attribuita ai teologi medievali Duns Scotus127 e William Ockham,128 teologi della Via Moderna.129 La scuola di teologia Via Moderna o Nominalista era basata sull’idea che Dio è onnipotente; avrebbe potuto creare il mondo e il resto dell’universo in qualsiasi forma desiderata. Ovviamente, ha scelto quella che ha effettivamente creato per qualche buona ragione conosciuta solo da lui stesso; pertanto, dobbiamo accettare il fatto che il mondo in cui viviamo sia il migliore dei mondi possibili, e non avrebbe potuto essere diversamente. Scotus e Ockham non redissero mai una vera e propria teoria della salvezza strutturata (i loro interessi vertevano più su altre questioni dottrinali), ma si limitarono a esprimere alcune opinioni sul tema, nell’ambito delle loro erudite dissertazioni.

 

 

8.1. La teoria dell’Accettazione

 

La teoria dell’Accettazione nasce dal principio, espresso da entrambi i pensatori ma radicalizzato da Ockham, secondo cui solo Dio può stabilire il valore di una persona o di un’azione, pertanto, nell’ambito della salvezza, nulla è meritevole se non ciò che è accettato da Dio come tale.

Secondo Scotus, nell’ordine della creazione, tutto era finalizzato sin dal principio alla gloria del Verbo incarnato. Egli fu stabilito prima della fondazione del mondo, e non fu un semplice rimedio alla caduta dell’uomo, si sarebbe incarnato ugualmente anche in assenza di questa. Dio non reagisce, ma agisce dall’alto della sua onnipotenza e onniscienza per realizzare la propria ineffabile volontà; ne consegue che né l’uomo, né tanto meno Satana, possono condizionare le scelte di Dio e costringerlo ad agire di conseguenza. L’incarnazione di Gesù non fu un “piano B” messo in atto per emendare a qualcosa andato storto nella creazione, ma era il “piano A” sin dal principio, poiché tutto fu creato per mezzo di lui e in vista di lui:

 

Il mondo è creato per uno scopo che è intrinsecamente Cristologico. Ha un ordine sociale, oltre che naturale, che riflette la saggezza del Logos divino. L’avvento di Gesù non è quindi un fatto accessorio o una svolta accidentale nel corso della creazione ma, come incarnazione del Verbo creatore, il suo evento centrale. Nel Medioevo, i teologi francescani, specialmente J. Duns Scotus, ipotizzarono che Cristo si sarebbe incarnato anche se Adamo non avesse peccato, per elevare il cosmo al suo destino designato.130

 

Alla stessa conclusione giunse Jürgen Moltmann nel XX secolo, affermando che, se l’incarnazione fosse solo una misura d’emergenza da parte di Dio, una volta che Gesù avesse terminato il suo compito diventerebbe superfluo, e il legame tra Dio e l’uomo in Cristo si dissolverebbe. Al contrario, se Dio avesse inteso l’incarnazione di Cristo sin dall’eternità, essa sarebbe la fondazione e il completamento della creazione, nonché l’imprescindibile nesso tra Dio e l’umanità:

 

[...] è solo l’incarnazione del Figlio che completa la creazione sin dal principio attraverso il nuovo legame tra Dio e l’uomo manifestato in Cristo il Figlio, e attraverso la fratellanza in cui egli riceve i credenti. L’incarnazione del Figlio diventa allora il fondamento della nuova creazione.131

 

Scotus, pur adottando in linea generale l’idea della Soddisfazione di Anselmo, riteneva che l’incarnazione e il sacrificio del Figlio non fossero necessari per riparare l’onore offeso di Dio, ma per restituire al Padre ciò che era andato perduto, ovvero l’umanità decaduta. La scelta del sacrificio di Cristo per la salvezza non aveva lo scopo di riparare un oltraggio, ma fu la manifestazione suprema dell’amore eterno per l’umanità, affinché tutto fosse rinchiuso sotto la sua grazia:

 

[Si distingue] la sua affermazione che l’incarnazione divina stessa era “la prima idea nella mente di Dio” e non un tentativo a posteriori di risolvere il problema del peccato. Scotus, in effetti, insegnò che la grazia è inerente all’universo dal momento del “Big Bang” (implicito in Genesi 1:2, in cui lo Spirito aleggia sul caos). La sua Cristologia cosmica implica che la grazia non è un fenomeno aggiunto successivamente, qua e là e solo per pochi, ma la forma stessa dell’universo fin dall’inizio.132

 

Analogamente, Ockham riteneva che “secondo le leggi ora ordinate da Dio, nessun essere umano sarà mai salvato [...] senza la grazia creata.”133

La salvezza, dunque, in quanto dipendente dalla grazia e accettazione da parte di Dio, avrebbe potuto avvenire in qualsiasi modo stabilito da Dio stesso, ad esempio per mezzo del sacrificio di un uomo comune o di un angelo, ma il fatto che Dio, nella sua suprema libertà, decise di accettare il sacrificio di Gesù come forma adeguata, testimonia del suo grande amore per l’umanità e dovrebbe accendere nel cuore degli uomini la fiamma dell’amore. Sembrerebbe di intravedere, in tale ipotesi di Scotus, una fusione tra le teorie di Anselmo e quella di Abelardo:

 

Sapere che Dio si è incarnato ed è morto sulla croce, quando qualcosa di diverso o inferiore avrebbe potuto meritare la grazia per i peccatori, dovrebbe accendere nell’uomo un profondo amore per Dio, perché rivela fino a che punto Dio è disposto ad arrivare per riportare a sé le sue creature decadute. […] Dio ha voluto la Passione del Logos Incarnato per esprimere il suo amore per le creature in un modo drammatico che è il più appropriato ad accendere nella creatura l’amore per Dio.134

 

Il fine ultimo dell’opera di Gesù sarebbe dunque quello di ricondurre l’umanità nell’alveo del suo destino di perfezione e comunione con Dio, ovvero nell’amore della Trinità:

 

Scotus indicava come ragione dell’Incarnazione il desiderio di Dio di essere amato da qualcuno al di fuori di lui in modo supremo. L’Incarnazione è progettata con tale scopo. Altri autori, senza fornire specificamente questa ragione, sostengono che il Verbo si fa carne per venire a Capo dell’universo, di tutto il Creato, per divinizzarci, e vedono la liberazione dal peccato non come motivo dell’Incarnazione bensì come uno dei suoi frutti. Tale è la linea scotista.135

 

L’enfasi posta da Scotus e Ockham sulla grazia e sull’irrefutabile accettazione divina, già sostenute da Agostino, influenzeranno probabilmente Lutero e Calvino due secoli più tardi, in merito a concetti quali “sola gratia” e predestinazione.

 

 

8.2. Critiche alla teoria dell’Accettazione

 

Secondo alcuni critici, se Dio avesse potuto salvare l’umanità in molti modi diversi, come sostenuto da Scotus e Ockham, sarebbe moralmente discutibile che egli abbia scelto, come metodo più consono, quello di far torturare a morte suo Figlio unigenito. Avrebbe potuto, molto banalmente, perdonare o trovare un modo più semplice per redimere l’umanità. Paradossalmente, la teoria dell’Accettazione sarebbe in contraddizione proprio con il principio del “rasoio di Ockham” secondo il quale, tra più ipotesi plausibili, la più semplice sarebbe la più corretta.

In secondo luogo, in base al ragionamento di Scotus, anche se l’umanità non avesse peccato, il Verbo si sarebbe ugualmente incarnato. Qualcuno potrebbe obiettare a quale proposito sarebbe avvenuta tale incarnazione e quali meriti ne avrebbe avuto Gesù, tali da garantirgli di sedersi alla destra del Padre ed essere da lui glorificato: “Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio.136

Per rispondere a questa obiezione, mi permetto di avanzare un emendamento alla teoria di Scotus, con l’aiuto di Ireneo. Si potrebbe ipotizzare, ad esempio, che la caduta non fu un fatto accidentale, quanto piuttosto una conseguenza inevitabile della creazione, e non fu limitata ad Adamo ed Eva, ma si ripete allo stesso modo in ogni uomo e donna creati. Questa supposizione nasce dal fatto che le creature sono per definizione inferiori al Creatore, e queste creature, se dotate di libertà (e sappiamo che la libertà è prerequisito dell’amore), finiranno inevitabilmente per commettere scelte imperfette, poiché la perfezione è un attributo di Dio soltanto:

 

Se però qualcuno dice: “E allora? Dio non avrebbe potuto disegnare l’uomo come perfetto fin dall’inizio?” sappia che, nella misura in cui Dio è davvero sempre lo stesso e non generato rispetto a sé stesso, tutte le cose gli sono possibili. Ma le cose create devono essere inferiori a Colui che le ha create, per il fatto stesso della loro origine successiva; perché non era possibile che le cose create di recente fossero increate. Ma in quanto non sono increate, proprio per questo vengono meno alla perfezione.137

 

Conseguentemente, come la caduta è implicita alla creazione a causa della sua naturale imperfezione (infatti, se Adamo ed Eva fossero stati perfetti non avrebbero peccato), parimenti l’incarnazione di Gesù e l’opera della salvezza furono previste sin dall’eternità nella mente di Dio, come giustamente ipotizzato da Scotus.

 

 

8.3. Conclusione

 

La teoria dell’Accettazione è solo un abbozzo piuttosto incompleto, e porta con sé i limiti e le critiche alle teorie della Soddisfazione e dell’Influenza Morale. Tuttavia, ha il grande merito di aver rinsaldato il concetto di suprema autorità di Dio, il quale opera liberamente nella grazia e per amore delle sue creature, e non come un dio offeso e punitivo, che era la visione tipica del periodo tardo medievale. In secondo luogo, enfatizza la centralità dell’incarnazione e il ruolo di Gesù sin dall’eternità, e non la pone come un semplice ripiego messo in atto da Dio per aggiustare una situazione sfuggitagli di mano. La salvezza non può e non deve essere considerata come un’opera avviata dal diavolo, ma l’idea originale di Dio al fine di rendere gli uomini partecipi del suo amore per mezzo della grazia. L’incarnazione di Gesù e la solidarietà nella sofferenza con il genere umano non sono un fatto accidentale e secondario, ma il cuore e il motore della creazione sin dall’eternità. Questo è il merito che va sicuramente riconosciuto ai due grandi studiosi Scotus e Ockham.