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Nel mondo ci sono due categorie di persone: da un lato ci sono quelle
che si divertono e quelle tristi, e dall’altro ci sono io.
C’è gente disperata che siede nei caffè per ore come se niente fosse. Ci
sono io, le strade, i pugni.
Sono venuto a Londra a fare il flâneur pensando di attrarre fighe come
una merda con le mosche.
Vorrei avere il potere di squartarle tutte con un solo schiocco di dita. O
almeno di fargli aprire le gambe per due minuti.
Londra è come Parigi o New York. Le differenze sono pane per chi non
ha i denti per capirle.
Tutto è divenuto simile da quando le tv ce l’hanno mostrato, da quando
le stelle nel cielo hanno iniziato a muoversi da un aeroporto all’altro.
Cammino per le strade e mi chiedo tutto questo a quale scopo. Tutto il
rumore che entra dalla finestra, le mie espressioni, la luce che spenta o
accesa non fa differenza. La ridda di gente nel mio letto, i colori delle
camice e delle facce. I nomi delle strade, dei paesi, dei figli.
Le ragazze fanno il loro mestiere: si colorano gli occhi ed escono a far
figli. Ma a quale scopo? Le ragazze sono macchine per scopare umane,
macchine per fare figli e per fare conversazione.
Mi son detto: chi sa se il surriscaldamento globale farà diventare più
calde anche le ragazze.
Mi son detto: non pensarci, ridi pagliaccio, sul tuo amore infranto.
Gli uomini fanno chiasso in 200 lingue diverse. Io non voglio imparare
le lingue degli uomini perché servono solo a dire cazzate. Io giro per la
città e mi chiedo: perché una città?
Cammino per le strade e penso: cosa sto cercando? E mi chiedo: perché
sto cercando?
Ma poi mi stanco di tutte queste domande e mi vien voglia di un
sandwich e di un pompino. Queste stronzate, mi son detto, non portano
un pound, non attirano puttane.
Mi son detto: il cinema ha sempre copiato la natura, ma quando si sarà
filmato tutto sarà la natura a copiare il cinema.
Mi son detto: non sono io che sto parlando. E questa non è più Europa.