Vangelo Nichilista by Luther Blissett - HTML preview

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Terrorismo culturale

A favore e contro la solita avanguardia e le sue premonizioni sepolcrali alla

moda

<<Sai Tu che passeranno i secoli e l’umanità proclamerà per bocca della sua

sapienza e della sua scienza che non esiste il delitto, e quindi nemmeno il

peccato, ma che ci sono soltanto degli affamati? “Nutrili e poi chiedi loro la

virtù!”, ecco quello che scriveranno sulla bandiera che si leverà contro di Te e

che abbatterà il Tuo tempio. Al posto del Tuo tempio sorgerà un nuovo edificio,

sorgerà una nuova spaventosa torre di Babele>>

Fedor Dostoevskij

<<Se non ti piacciono le notizie, esci e creane di tue>>

Scoop Nisker

Voglio compiere azioni temerarie con la mia PlayStation. Voglio ridere

(da schizzato), giocare (col fuoco), danzare (tra le rovine). E’ vero, non

abbiamo niente da dire. Non abbiamo un programma e non abbiamo

obiettivi, ma questo non ci impedirà di rapire i vostri figli, evadere il

fisco, e far risuonare grancasse (il plurale è per mettervi paura).

Noi siamo per la guerra, per il terrorismo e per la rivoluzione, perchè

<<solo i rivoluzionari all’alba della rivoluzione sanno scopare come si

deve>> (Pennac). Siamo contro le giustificazioni e per la contraddizione

sistematica. Noi siamo i tritacarne della cultura, i gambizzatori della

speranza. Non crediamo né nell’arte, né nella religione, né nella scienza:

noi crediamo solo nel fuoco. Noi aderiamo a tutto, giustifichiamo tutto,

facciamo tutto nostro per far di noi le cose. Siamo terroristi, è vero, ma

non per questo dobbiamo privarci di glamour ed eleganza. Noi

distruggiamo, si, ma poi facciamo pulire i cocci e lasciamo un buon

odore di zolfo nell’aria.

Il terrorismo culturale non ha bisogno di un manifesto, non ha bisogno

di essere giustificato e non ha bisogno di essere spiegato. L’ultima cosa

di cui il nichilismo ha bisogno sono argomentazioni. La penultima cosa

di cui il nichilismo ha bisogno è un programma coerente.

Chiamiamo il nostro terrorismo <<culturale>> solo per questioni legali

(penalista dixit).

Questo manifesto è la vostra autorizzazione scritta a mettervi esplosivi

nel culo e cannibalizzarvi a vicenda.

Questo manifesto dice <<distruggi>> come avrebbe potuto dire qualsiasi

altra cosa. Corrompetemi e vi dirò <<conserva >> . Integratemi nello star

system e smetterò di farvi paura. Non ho valori da difendere in punto di

morte, ma se mi pagaste potrei averne. La mia è un etica che si compra a

prezzo di mercato.

Noi siamo terroristi perché siamo stati terrorizzati. Siamo terroristi per

stare dalla parte del più forte e cavalcare l’angoscia dell’esistenza.

Noi scherziamo con i nostri spauracchi, giochiamo con la fine del

mondo, flirtiamo con essa, scommettiamo (sul)la nostra vita. Noi

<<abbiamo smesso di avere paura della paura e facciamo surf sulla

cresta dell’Ultima Onda, affermando così la nostra categorica non-

ricattabilità>> (Blissett).

Fottere il terrore invece di essere fottuti, surfare sull’onda della verità

invece di esserne travolti, cavalcare la bomba comunicativa invece di

lasciarsela cadere in testa.

Siamo terroristi perché <<se non sei con noi sei con i terroristi> >

(Bush). Siamo terroristi perché <<in società ridotte allo sperpero e alla

sovrabbondanza il terrore è l’unica azione significativa>> (De Lillo).

<<Insomma, tutto quello che si dà qui non è… letteratura o strip-tease, è

noioso, ecco. Mentre con una buona esecuzione, allora sì che si

vedrebbe il popolo soddisfatto>> (Celine).

La cultura ci aggredisce senza tregua e senza pietà. La cultura ci fa, e ci

fa incazzare. La cultura ci sottomette, ci coopta, e fa tutto questo in

nostro nome e senza scopo. La cultura è in me, e la cultura in me dice

<<cazzo>>. La cultura in me è aggressiva, e <<trattenersi

dall'aggressione è in genere cosa perniciosa, rende malato, affligge>>

(Freud).

Con la tua banalità mi terrorizzi, con la tua ignoranza mi plagi

professore, <<io vengo a restituirti un po’ del tuo terrore, del tuo

disordine, del tuo rumore>> (De André).

Il terrorismo è il linguaggio di chi vuole essere ascoltato. Il terrorizzato

si fa terrorista per scacciare la stizza e mordere il serpente culturale.

<<Dovremmo avere la stessa crudeltà che i segni hanno verso di noi,

invece di lasciarli significare per pura carità cristiana>> (Baudrillard).

La verità è banalità, e <<non si sfugge alla banalità che

manipolandola>> (Vaneigem). <<Non dobbiamo rifiutare la cultura

moderna, ma impossessarcene>> (Debord).

Noi siamo per l’anarchia culturale e la rivoluzione culturale perenne

come facilitatori del caos etico.

Noi siamo eversivi: propagandiamo atti violenti e criminosi volti a

creare disordine e sovvertire l'ordine semantico costituito. La nostra sarà

una guerriglia etica, estetica e culturale combattuta con le tecniche del

terrorismo, dell’hacking, del jujitzu e dell'ipercodificazione. La

sovversione degli attuali modelli culturali è solo la premessa per la loro

completa distruzione.

<<Noi non abbiamo mai rinunciato e non possiamo rinunciare al

terrorismo>> (Lenin).

Il terrorismo non si accontenta di essere culturale ma vuole essere anche

politico, perché il personale è politico; e perché nessun pubblico è mai

innocente.

Il nostro terrorismo assumerà di volta in volta la forma di cospirazioni

culturali per uno spietato gioco al massacro intellettuale. Convertiremo

semiocrazia in dromocrazia; impareremo a parlare sporco e influenzare

la gente.

La nostra lotta semantica non avrà nulla da perdere perché nulla può

andare mai per il verso storto. Useremo tutte le tecniche della guerriglia:

faremo propaganda armata, agiremo per squadre di fuoco, recluteremo

per cooptazione. Organizzeremo cellule di lotta armata al senso e alla

verità. Attaccheremo al cuore del significato secondo i criteri di

centralità, selezione e calibramento.

Occorrerà conoscere il terreno di gioco e saper maneggiare le armi

avversarie. Useremo i vostri codici per veicolare i nostri contenuti

distruttori. Sulle vostre infrastrutture mediali faremo passare i nostri

messaggi contraddittori.

Le nostre tattiche saranno: occupazione e sequestro dei significati,

diversioni, esproprio dei linguaggi, sovversione delle grammatiche.

Prenderemo le forme di corsari, dinamitardi, iconoclasti, samurai

linguistici, kamikaze comunicativi.

Trasformeremo archetipi in cliché. Useremo bombe e manifesti

pubblicitari, dadamite, martelli, esplosivi e scope del sistema.

Produrremo idée-cluster, spray culturicida e macchine per la distruzione

seriale dell’aura. Progetteremo e diffonderemo veleni a effetto rapido,

sistemi di irritazione cutanea e mentale con funzionamento piramidale; il

che è bello e istruttivo, e sopratutto agevola la lubrificazione.

Il primo atto terroristico, sintesi dell'arte terrorifica, identificazione della

tecnica e del mito terroristico e suo strumento è proprio questo

manifesto.

Rallegratevi ed esultate fratelli, perché grande è la vostra fortuna. Avete

trovato gli uomini che riempiranno le vostre giornate e che vi daranno

da pensare.

Non state a chiedere di cosa le riempiranno.

Rallegratevi fratelli, perché grazie a noi sarete più liberi; perché

<<soltanto dalla scepsi radicale, dal caos etico sorge l'assoluto, il sacro

terrore di cui il nostro tempo ha bisogno>> (Mann).

Manuale di cavalleria e demistificazione extramorale

Se non riesci a convincerli, confondili: teoria della prassi terrorista

<<La teoria non sarà l’espressione, la traduzione o l’applicazione di una pratica,

ma una pratica essa stessa>>

Michel Foucault

<<Ciò che mi propongo di insegnare è: passare da un non-senso occulto a un

non-senso palese>>

Ludwig Wittgenstein

Il nichilismo è un vuoto in sé stante, di conseguenza non può avere una

prassi, eppure… Cosa non ci inventeremmo per quattro spiccioli!

Il nostro mondo è una rappresentazione costituita da giudizi percettivi.

Ogni giudizio è arbitrario, ma rinunciare ai giudizi significa rinunciare

alla vita.

La Verità ci tiene lontano dalla verità. La Verità è il gendarme che ci

pedina e che riempie i nostri drink di sedativi. La Verità è la cortina

d’amianto che sta tra noi e la felicità.

La Verità è un’invenzione del marketing e delle università; è un mito

tenuto in piedi dalle chiese e dai tribunali. <<Chi dice il vero, prima o

poi verrà colto in flagrante>> (Wilde). La verità <<non è che un mezzo

nelle mie mani per conseguire la vittoria>> (Stirner).

Occorre emanciparci dalla Verità, attivarsi per una falsificazione

generalizzata, nel senso di una demistificazione extramorale. E’ questo il

modo per mettersi nella canna del fucile del Dio rabbioso e non di fronte

al suo grilletto funesto.

Io non sostengo affatto che la verità e i segni si debbano sopprimere,

tanto più che possiamo servircene per ottenere certi risultati in un altro

modo, ma nelle durezze oggettive che possono provocare la fine di molti

di loro non riesco a vedere altro che la concreta espressione di quella

giustizia che il vecchio Hegel diceva essere immanente in tutta la storia.

<<Se agognavo a poteri magici, non era per preparare nuove strutture,

non per aggiungere qualcosa alla Torre di Babele, ma per minarla>>

(Miller).

Tutto va desacralizzato, smitizzato, laicizzato. Per dirla coi situazionisti

<<decomposizione>>. Per dirla con Benjamin <<annientamento

dell’aura>>.

Dobbiamo condensare i valori simbolici più profondi ed usarli come

cluster semantici; <<sistematizzare la confusione e contribuire al

discredito totale del mondo della realtà>> (Dalì).

Dobbiamo attuare una spettacolare vampirizzazione della ragione, fare

terra bruciata attorno agli ideali, distruggere le false credenze fin quando

rimarranno non credenze vere, ma balle di fieno roteanti.

Dobbiamo usare il detournement come rimessa in gioco globale. <<Tutti

gli elementi del passato culturale devono essere reinvestiti oppure

scomparire>> (Jorn). <<L’eredità letteraria e artistica dell’umanità deve

essere usata per scopi di propaganda>> (Debord e Wolman).

Dobbiamo citare e spergiurare, <<una citazione falsa vale doppio. Una

citazione falsa e sbagliata vale triplo>> (Battista).

<<Cifrare, non decifrare. Affinare l'illusione. Illudere, per costruire un

evento. Rendere enigmatico ciò che è chiaro, inintelligibile ciò che è

troppo intelligibile, illeggibile l'evento stesso. Accentuare la falsa

trasparenza del mondo per seminarvi una confusione terroristica, i germi

o i virus di un'illusione radicale, ossia di un'illusione radicale del reale>>

(Baudrillard).

Vogliamo simulacri ed imposture, decodificazioni assolute, demolizioni

e mistificazioni globali. Vogliamo filosofie che si innalzino sulle rovine

della saggezza; scambi di persone e di idee; beffe al senso comune e alle

leggi sul diritto d’autore. Truffe senza reato o con reati impareggiabili.

Vogliamo disinstallare i tabù; smontare il carattere assoluto delle

sovrastrutture ideologiche e superare i modelli culturali dominanti.

Vogliamo guerre senza nemici e libertà assoluta di mentire, perché <<la

prima vittima di ogni guerra è sempre la verità>> (Kipling).

Vogliamo tutto a ripetizione, tutto a ripetizione. Vogliamo perderci nel

maelstrom, sovvertire l'esistente ordine semiotico, far rotolare tutto giù

dalla scalinata del porto di Odessa, far crollare le leggi che tengono in

piedi il pericolosissimo e barcollante edificio millenario dell’etica.

La distruzione può avvenire col nichilismo o col sincretismo. Non

credere in niente o confidare cecamente in tutto. <<Consumare i segni

fino alla cenere, ma anzitutto e con maggior violenza, attraverso un brio

eccitato, slogare l'unità verbale, l'integrità della voce, frangere o

effrangere la superficie calma delle parole, sottoponendo il loro corpo a

una ginnastica allo stesso tempo gioiosa, irreligiosa e crudele>>

(Derrida). Si può colpire il nemico dall’esterno, scontrandovisi

frontalmente, o si può fare opera di sabotaggio dall’interno, applicando

con zelo le regole incoerenti che il sistema stesso si è dato, fino alla sua

paralisi. Caricando un testo di significati possiamo portarlo al collasso.

Portare i segni a zero o infinito è lo stesso: eliminando le differenze si

elidono i valori. Ogni segno sarà tutti i segni e il linguaggio rifletterà

l’adualismo del cosmo.

Svuotando il linguaggio delle sue proprietà si fa terra bruciata e si

previene l'appropriazione di senso in nuce (l'appropriazione è sempre

indebita).

Occorre un potlàc del segno nell’ambito di una dépense del senso; una

distruzione ostentata e rituale di grandi quantità di significazioni;

un’elargizione autodistruttiva di risorse simboliche. <<Far esplodere il

contenitore Alfa-Beta, in modo che la presenza della pressione diventi

evidente e distrugga di fatto le illusioni della falsa coscienza [...] il

contenitore esplodendo, l'intero sistema organizzato delle entità

semantiche esplode con esso, e potrà essere ricostruito solo più tardi,

anche se a quel punto non vi saranno più semiologi in grado di registrare

il nuovo evento>> (Eco).

Si deve seguire l’insegnamento demistificante del negro, negro, negro

Lenny Bruce, degli esteti, dei sensisti: <<una parola ripetuta spesso […]

perde il suo senso esteriore. Il significato dell’oggetto si svuota,

rivelando il puro suono della parola>> (Kandinsky). <<Più guardi la

stessa cosa e più il significato scompare>> (Warhol). <<Esasperiamo la

compresenza di tutti i suoni, infittiamo la trama. Avremo il “suono

bianco”, la somma indifferenziata di tutte le frequenze>> (Eco). Avremo

l’ immagine bianca, l’ idea bianca e satura in cui capiremo tutto perché

non capiremo niente.

I veri iconoclasti non sono quelli che <<distruggono le immagini, ma

quelli che fabbricano una profusione di immagini in cui non vi è niente

da vedere>> (Baudrillard).

<<Vogliamo compiere scorrerie nelle cittadelle della cultura

illuminista>> (Gysin). Vogliamo incesti culturali, picchettaggio di

mediateche, sciacallaggi estetici e riti ludico-demistificatori. Vogliamo

festival della manipolazione e fabbriche di falsi. Vogliamo estendere la

parte non mediocre della vita, <<costruire dei nuovi ambienti che

saranno sia il prodotto che lo strumento di comportamenti nuovi>>

(Debord). Vogliamo creare miti, giocare con tropi e stilemi; colorare i

fiumi di rosso sangue (o rosso anilina); smentire falsi ufficiali e

ufficializzare storicizzazioni apocrife.

Da simbolisti, giocare coi simboli; smontarli, rimontarli, sovvertirli,

distruggerli. Useremo umorismo, ironia, sarcasmo, ingiurie, bestemmie,

vilipendi, costruzione di situazioni, derive esistenziali, dissonanze

cognitive, mutamenti di paradigma, fake, camouflage, subvertising,

culture-jamming, damnatio memoriae, conio di neologismi, mitopoiesi,

misconoscimenti, paradossi.

<<Occorre distruggere l’auctoritas e la luce del sole>> come disse

Leonard Zelig in una famosa intervista del 1930, perché è solo

calpestandogli la schiena che possiamo arrampicarci sulle spalle dei

giganti e vedere oltre.

Occorre una demistificazione molle, eterodossa e trasversale, al di là del

bene e del male, dell’utile e del dannoso, del vero e del falso.

Se la verità è un furto, se <<esistere è un plagio>> (Cioran), se <<la vita

stessa è una citazione>> (Borges), bisogna chiedersi <<se la menzogna e

l a falsificazione (mutare in falso), l’introdurre un senso, non siano

proprio un valore, un senso, un fine>> (Nietzsche). Bisogna chiedersi se

l’ofide non desideri essere terminato, se la bomba non brami essere

cavalcata.