<<Non rimane nulla su cui fondarsi. Non ci resta più che la violenza teorica. La
speculazione a morte, il cui unico metodo è la radicalizzazione di tutte le
ipotesi>>
Jean Baudrillard
<<Nietzsche non crea una metafisica della negazione, o la crea, comunque non
si contraddice>>
Leonardo Vittorio Arena
Ogni apoftegma è un furto, uno sbaglio, un peccato.
Il linguaggio, prima dell’essere, è una trappola.
Ogni parola è una bestemmia, ogni affermazione una diffamazione. La
ragione è errata; lo scopo falso; le schematizzazioni discriminazioni; gli
ordini fallaci; gli elenchi inattuali; le gerarchie illusorie.
L’affermazione è fuoco e plastica. E’ bello essere fuoco. Voglio essere
plastica.
Esatto, utile, giusto, vero sono parole errate, inutili, ingiuste, false.
Si può però essere agiti, si può giudicare esteticamente, si può però
parlare senza pretesa di verità.
Il silenzio è d’oro. La verità è silenzio. Ma chi vuole la verità?
Il logos è il pretesto per i nostri crimini, l’apologia dei nostri arbitrii.
Il logos è il linguaggio della violenza, per questo l’amiamo. E’ lo
strumento con cui stupriamo le verità e le bellezze che non riusciamo a
sedurre.
I paradossi, le antinomie, gli insolubilia, hanno rappresentato per i
filosofi quello che la radice di tre ha rappresentato per Pitagora. Tutto
questo per noi è diverso: le aporie, gli errori logici sono alla base del
nostro pensiero, alle fondamenta del nostro sistema (gulp!)
L’errore del logos è lo stesso dell’esistenza: il cortocircuito dello
storicismo, della ragione e della metafisica in quanto scienza.
Il circolo ermeneutico è il principio di Eisenberg applicato alla
gnoseologia. Capire il mondo è come orientarsi su un nastro di Möbius,
o in un labirinto di Escher.
La logica mi porta a negare ogni razionalità, col linguaggio nego la
possibilità di comunicare. L’errore nega se stesso. La logica non torna. Il
nichilismo non esiste. Puoi intuirlo o puoi arrivarci analiticamente ma in
ogni caso non possono che darti ragione, dirti che sbagli.
<<”non ha alcun senso” non servirsi dei concetti della metafisica per far
crollare la metafisica>> (Derrida).
Qui vogliamo abolire la logica mediante l’apodissi, dedurne
l’irrazionalità. Far morire la metafisica di aristotelismo portandola al
collasso.
La distruzione è l’ultrametafisica, la metafisica cosciente della sua
impossibilità.
Il seppuku è anzitutto distruzione della domanda, delle lagne aggressive,
di questo stesso ragionamento.
Il perché della nostra prassi è lo stesso della nostra teoria. Le cose non
devono più avere una logica. Il seppuku è già la sua feroce parodia.
La nostra è distruzione dei dogmi, ma anche distruzione come dogma
(non si può non avere una religione). Noi siamo perfettamente a nostro
agio sull’amaca dell’antilogia e ci lasciamo cullare dolcemente dal
fluxus del paradosso, al di là del principio di non contraddizione.
La domanda più stupida che potreste farci è <<se tutto è uguale, allora
perché distruggere?>> Questa non è una domanda ma è già la risposta
idiota che vi siete dati.
Distruggendo tutto eliminiamo anche le contraddizioni. La distruzione
non è giustificabile; non è comunicabile; non è coerente; non è esatta.
Distruzione è distruzione del <<no>>, perché dire: <<no>> a tutto, vuol
dire negare anche il <<no>>. E tutto questo infine non può essere più
che sbagliato.
Non ci sono differenze tra apofatismo e catafatismo, tra voluntas e
noluntas. <<Non esiste differenza fra chi fonda una banca e chi la
svaligia>> (Brecht), tra chi fonda una religione e chi la smaschera.
La nostra è una metafisica gaia, perché priva della solenne serietà del
concetto. E’ una metafisica che puoi sentire in mezzo alle gambe o nei
telegiornali in edizione straordinaria.
<<Noi scoppiamo dal ridere al solo vedere fianco a fianco l'uomo e il
mondo, separati dalla sublime pretesa della paroletta>> (Nietzsche).
Noi siamo per l’enantiodromia delle antitesi; usiamo il linguaggio solo
per negarlo, e la logica solo per creare contraddizioni.
Hai capito?
P.S.
Mi contraddico? Sono vasto e contengo Walt Whitman.