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Come l’attentato diventa happening
L’etica dell’opulenza è l’elemento più autenticamente genuino e
originale prodotto dalla spregiudicatezza e dal cinismo nichilista
moderno.
La plutocrazia è la nuova aristocrazia morale. <<Diventa ricco o muori
provandoci>>, perché <<quaggiù il successo è il solo metro di giudizio
di ciò che è buono o cattivo>>.
Da secoli il denaro è <<il Dio visibile>>, <<il valore più assoluto>>,
<<il solo culto attuale>>, perché è brama allo stato grezzo. E' il valore
perfetto perché somma (algebrica) di tutti i valori in potenza.
Il denaro è più che uno scrigno di potenzialità, è un fine in sé.
La ricchezza è più di un simbolo: è una gerarchia, un linguaggio.
La società capitalista ha dettato le sue leggi immanenti: tutto può essere
commercializzato perché niente ha valore. Non c’è più cultura a due
dimensioni. Non c’è più sacro, impagabile, trascendente; tutto può
essere quindi valutato e mercificato. Il danaro è insieme surrogato di Dio
e del nulla.
I nostri pantheon ideologici come sistemi psico-logistici si adattano alle
nostre condizioni materiali e ai sistemi di produzione; e viceversa
accade per i nostri stili di vita secondo logiche di feedback.
Il nichilismo contemporaneo potrebbe essere considerato un frutto
culturale del capitalismo avanzato o al tempo stesso il suo necessario
supporto ideologico. Ma queste sono solo chiacchiere e sociologismi e
miserabili speculazioni. Il nichilismo è molto meglio di un alibi e molto
più di una sovrastruttura.
Siamo secolarizzati e smaliziati quindi ci ritiriamo in Nepal, giochiamo
a farci ricchi e speculiamo sulle paure di vecchietti incontinenti e dei
loro nipoti invasati.
Cosa tratterrebbe, mi chiedo, questi ultimi dal compiere innominabili
attentati o atrocità in nome di un libello sfogliato in qualche noiosa
domenica d’Ottobre?
Non importa di un futuro in cui non ci saremo. Ciò che conta è
l’illusione della potenza e della volontà.
I valori si svuotano, perdono l’aura: benvenuti nel supermarket dei
valori. Qui il socialismo è una t-shirt, il cristianesimo una collana,
l’altruismo un adesivo sul cruscotto e l’ambientalismo un marchio
registrato. Nel reparto intellettuali rivoluzionari si acquistano lunghe
sciarpe e maglioni a collo alto. Nell’angolo contestazione ci sono le
lacche per farsi la cresta.
I valori si cuociono al microonde e sono pret-a-manger. Fuori
produzione e fuori commercio i valori a lunga conservazione.
Insomma: se, caduta la metafisica, la filosofia, la religione e l’arte non
hanno più senso, proviamo almeno a ricavarci qualche Euro.
La vecchia formula: Denaro-Merce-Denaro è ora divenuta: Denaro-
Denaro-Denaro.
Io amo il denaro come amo il nichilismo, come amo mammona e le sue
figlie. Il mio simbolo è questo: $, e lo porto cucito sul petto come un
supereroe. E’ il mio stemma perché è lo stemma di chi ha riposto la
propria causa nel nulla; perché è il simbolo dell’edonismo nichilista, ed
io intendo farmi santo in nome dell’edonismo; intendo elargire quanto
posso sotto questo nome e accendere falò alti più dei pinnacoli.
Il danaro è l’assenza di scopo, l’essenza della potenza fine a se stessa.
Col denaro io compro aure, semantiche e valori di cui non posso
saziarmi. Col danaro metto in moto l’economia e la società, e le lancio
bendate verso il loro destino di fuoco.
Io venero il denaro in quanto uomo del gran dis-prezzo.
Quando mi dico devoto al denaro non intendo santificarne il valore,
professarmi egoista o erigere templi vuoti a Dei inesistenti, ma tutte
queste cose insieme e molto altro ancora.
Ciò che voglio è speculare sul nichilismo, mostrarvi il vero significato
delle parole <<guerriglia marketing>>, farvi provare l’ebbrezza del
terrorismo culturale.
Io voglio speculare sul nichilismo e irretirlo. Io voglio prendermi gioco
del nichilismo. Assenza di fondamento: io ti rido in faccia e piscio sul
tuo corpo morto; metto i tuoi abiti all’asta e affitto le tue camere vuote.
Giocare col nichilismo è come con l’armadio delle convenzioni sociali:
ora ci balli sopra per destabilizzarlo, ma nella storia non è sempre stato
così solido e fermo. C’è stato un tempo in cui avresti fatto di tutto per
aggrappartici e non cadere, un tempo in cui avresti contribuito ad
incollargli la tua personale ed effimera asse di legno per consolidarlo.
Ora sei cosciente che il tuo saltellarci sopra potrebbe essere decisivo per
sfondarlo. Sei cosciente che potresti caderci dentro e restare bloccato tra
le sue buie pareti.
Ragazzi, io vi spiego come diventare ricchi.
Trattare la cultura, i valori, la stessa logica come una merce. Create (è
fin troppo facile, non aspettano altro) un esercito di pazzi che perpetri il
vostro mito a spese della società borghese. Un manipolo di bombaroli
che scateni guerre in vostro nome e faccia vendere i vostri libri a
milioni. Plotoni di studenti annoiati e pronti a tutto. Esaltati da cui sarà
fin troppo facile prendere le distanze mentre, dal vostro attico d’avorio,
vi godrete l’inebriante spettacolo della distruzione.
Io ho scritto un manuale di guerriglia ed ora aspetto la reazione a catena.
Vedrete come ci divertiremo!
Il progresso nell’arte è una dépense in cui vince chi raddoppia la posta,
chi alza il tiro, chi fracassa qualcosa più dell’altro fin quando non ci sarà
più niente da rompere.
Ecco un esempio di performance che i maligni additeranno come cinica,
nichilista e turborelativista, ma che in compenso vi regalerà rapida fama.
Vi mostro come prendersi gioco impunemente della comunità che vi ha
sfamato finora e delle sue convinzioni. Qui sotto potete ritagliare un
coupon che attesta ufficialmente la mia approvazione per qualsiasi
azione vogliate compiere in mio nome.
IO, LUTHER BLISSETT, MI ASSUMO LA
RESPONSABILITA’ MORALE E POLITICA DEL
SEGUENTE ATTO:
….…….…………………………………………
.………………………………………………….
.………………………………………………….
IN FEDE, Luther Blissett .
Beato me quando mi insulteranno, mi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di me per causa vostra.
Usate questo libro come spauracchio, come falso documento ideologico
in modo da dare un fittizio carattere artistico-politico alle vostre rapine.
Usatelo per depistare le forze dell’ordine, per confondere i vostri intenti
e far sembrare tutto molto più complesso di un banale assassinio privato.
Le nostre società sono affascinate da questo genere di cose. Sono
affascinate dagli uomini circonfusi da ideali e da tutto ciò che sembra
trascendere il loro spicciolo pragmatismo borghese.
E mentre ti narro di eroi e martiri, piramidi e fuochi sacri, tu raggrinzi
gli occhi convinto di aver capito tutto. Sorridi pensando che siano le
solite storielle messe insieme per racimolare due lire, o forse lo speri. Ti
spaventa l’ipotesi che siano loro: le storie, le preghiere e gli esorcismi a
nascondersi dietro il pretesto del business affaristico. Che sia
l’innominabile follia a celarsi dietro i falsi calcoli di spregiudicato ed
opportunistico edonismo.
Io voglio prendermi gioco della disperazione. Assenza di fondamento io
ti sputo in bocca, danzo sulla tua tomba, vendo le tue ceneri. La mia è
una sofisticata operazione sinergica tra la promozione di un libro e la
manifestazione dello spirito nella storia.
Io voglio far diventare il nichilismo una barzelletta da avanspettacolo.
Voglio che il nichilismo si riduca a copertine sui settimanali, programmi
il sabato sera, viaggi organizzati e tatuaggi sugli avambracci. Voglio
vedere il nichilismo nelle vetrine dei franchising e voglio ascoltarlo alla
radio. Voglio che anche lo spettro del vuoto sia banalizzato e perda tutto
il suo potenziale, così che non rimanga davvero nulla; nulla per cui
terrorizzare, e nulla di cui avere terrore.
In verità vi dico: io non voglio persuadervi al suicidio o ad altre amenità.
Voglio solo montare uno scandaluccio che faccia da volano alla mia
popolarità. Voglio raggiungere il vacuo successo di una stagione a
scapito di qualche adolescente esagitato, per poi passare il resto della
vita nell’ombra di me stesso e dei miei rimpianti, crogiolandomi per
aver sostituito l’etica con una casa al mare, una targa d’argento ed
un’auto sportiva.
In verità io non voglio speculare su di voi. Io non auguro sofferenze a
nessuno. Il male è già nel mondo, nessuno inventa mai niente; quello
che possiamo fare è solo dargli un nome, scriverci sù un libro.
Perché in fondo ciò che cambia è solo il nome che dai a quel rumore che
persiste in sottofondo.
La visione e l'enigma
Scrivo perché sono stufo di pensare.
Scrivere per correre, precorrere, far stramazzare al suolo ciò che è da
sempre cadente e decadente; ciò che cade, che scade, che accade;
mordere la testa del serpente e smetterla di frignare.
E le mie parole di cera alimentano la fiamma teleologica. E il fuoco è
quello dello spiritosantoefuoco con cui siamo stati tutti battezzati. E
mentre l'universo si espande e si contrae la nostra mano ne accompagna
i movimenti, la ragione acefala ne intuisce le dinamiche e, accettandole,
ne precorre gli sviluppi.
E' il jujitsu della volontà, il salice che vince la neve.
E’ l’Atman che regna sul Brahman inconsapevole.
L'autoaffermazione cieca e irrazionale della volontà può portare
all’apatia. L'ascetismo è l'altra faccia dell'edonismo, che è l'altra faccia
del nichilismo. Tutto è un'antilogia della volontà, un'aporia della
ragione. Seguire il Tao è distruggere il Tao, mordere la testa al Tao,
scagliarsi contro il tristo mietitore.
Elimina la brama o, in alternativa, elimina il Buddha. E in ogni caso, ciò
che tu fai, affrettalo.
Scrivo per cavalcare il vento; scrivo per scorrere all’unisono col tempo.
Voglio il battito del mio cuore essere il sistole e diastole dell’universo, e
il mio fiato accompagnare il pneuma del mondo.
Scrivo seguendo la ritmica del cosmo. Più che scrivere è un essere
scritto, un essere detto, un essere pensato. La brama di potenza consuma
il conatus autofago. La mia mente danza ebbra nell'eterogenesi dei fini.
La mia volontà spastica guida e insegue l’Amen acefalo. La mia penna
mushin scrive discorsi sovvertitori su carta ad orologeria. Le mie frasi
non descrivono, ma prescrivono una piatta valle dove l'unica delle tante
vie possibili è obbligata ed è in circolo.
Una valle di lacrime. Delle lacrime di gioia.
Non sono morto, ho solo due monete sugli occhi
Piovono macigni. Sono i massi di Sisifo™.
Io non li comprendo, ma continuano a venir giù lo stesso.
Io cerco di elaborare il lutto e renderli belli. Cerco di dargli un
significato. Ci disegno su graffiti, li scolpisco a la Pietà, ma continuano
a piovere e sono sempre di più.
Ma perché devono venir giù a darci noia?
Col potere dei segni posso ingannare la morte.
Il mondo è il mio parco giochi. Le pietre hanno senso in quanto io glie
ne invento uno. Io dipingo le pietre, le scolpisco a la Nike di Samotracia,
le fracasso, ci scavo un buco e me le scopo.
Le pietre sono le mie pietre di spasso. Mi servono per tirarvele addosso.
Mi servono per farci il giocoliere, per spaccarmici la testa contro, per
accendere fuochi e per innalzare piramidi assurde.