Salvati dalla Sua Vita by Marco Galli - HTML preview

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CAPITOLO 10

LA TEORIA GOVERNAMENTALE

 

 

 

Dio infatti non ci ha destinati a ira,

ma ad ottenere salvezza

per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.

Prima Lettera ai Tessalonicesi 5:9

 

 

 

La teoria Governamentale venne proposta da Hugo Grotius165 nel XVII secolo. Al pari delle teorie che la precedettero, questa teoria della salvezza fu influenzata dal contesto giuridico/legale; infatti, Grotius fu giurista e filosofo, il cui capolavoro De Jure Belli ac Pacis (Sul Diritto della Guerra e della Pace) del 1625, è considerato uno dei maggiori contributi allo sviluppo del Diritto Internazionale, tanto che valse a Grotius il soprannome di “padre del Diritto Internazionale”. Egli fu anche uomo di stato e diplomatico, per questo motivo ebbe la spiccata tendenza a considerare e interpretare il ruolo di Dio in termini di governatore morale dell’universo, con tutte le annesse funzioni e attributi propri di un sovrano.

 

 

10.1. La teoria Governamentale

 

Secondo tale teoria, che è una rivisitazione dalla teoria della Sostituzione Penale, Gesù fu effettivamente crocifisso come nostro sostituto, non per portare il castigo per i nostri peccati (da un punto di vista giuridico, abbiamo visto come non sia possibile il trasferimento di una pena), ma per mostrare quanto sia grave la condizione di peccato e quanto incomba su di esso l’ira di Dio. Gesù soffrì effettivamente al posto nostro, non perché gli fu imputato il nostro peccato, ma perché egli venne immolato come l’agnello descritto nel libro dell’Esodo per la Pesah (Pasqua), che significa “passaggio”; il sangue dell’agnello, sparso sull’architrave della porta, fece sì che il Signore “passasse oltre”, risparmiando le case degli Ebrei dal flagello che uccise ogni primogenito degli Egiziani. Allo stesso modo, il sangue di Gesù sulla croce, come quello di un agnello senza macchia immolato per noi, fa sì che il Signore “passi oltre” i peccati di coloro che credono in Cristo. Questo castigo che colpì Gesù, secondo Grotius, dovrebbe funzionare come severo monito per spingere gli uomini alla conversione e a condurre una vita retta, ristabilendo l’ordine morale del governo di Dio, da cui il nome di teoria Governamentale.

 

Come vittima delle offese, Dio ha buone ragioni per esigere una punizione. Come Governatore dell’universo morale ha buone ragioni per allentare la punizione. Infatti, fa entrambe le cose. Esige una punizione inferiore a quella che gli è dovuta mentre dimostra sufficientemente quanto sia grave il peccato e contemporaneamente dà un esempio sia per scoraggiare il peccato che per ispirare la rettitudine. Così, la croce fu, dal punto di vista di un governatore morale, la migliore soluzione complessiva per affrontare il peccato.166

 

Cristo ricevette su di sé una dimostrazione della giustizia divina, con l’obiettivo di salvaguardare il giusto giudizio e l’amore di Dio per l’umanità, prendendo su di sé non il nostro castigo, ma lo stesso castigo che meriteremmo noi. La croce, esempio dell’orrore del peccato e dimostrazione degli effetti che esso ha sull’umanità, sancisce la decisione di Dio di perdonare gratuitamente, pur mostrando tutto il suo disprezzo per il peccato. Sembrerebbe dunque una fusione tra la teoria della Sostituzione Penale e dell’Influenza Morale, qui intesa però nella forma di severo ammonimento:

 

Dio ha, quindi, ragioni molto pesanti per punire, soprattutto se ci è permesso di valutare la grandezza e la moltitudine dei peccati. Ma poiché tra tutti i suoi attributi l’amore per il genere umano è preminente, Dio era disposto, anche se avrebbe potuto giustamente punire i peccati di tutti gli uomini con un castigo meritato e legittimo, cioè con la morte eterna, e aveva ragioni per farlo, a risparmiare coloro che credono in Cristo. Ma poiché noi dobbiamo essere risparmiati sia esponendo, sia non esponendo, qualche esempio contro tanti grandi peccati, nella sua perfetta saggezza scelse quella via attraverso la quale poteva manifestare contemporaneamente più dei suoi attributi, cioè sia la clemenza che la severità, o il suo odio per il peccato e la cura per la conservazione della sua legge.167

 

La teoria non conobbe grande successo, se non durante il periodo dei revivals cristiani168 e nell’ambito del movimento Metodista iniziato dal Pastore anglicano John Wesley169 e da suo fratello Charles nel XVIII secolo.

Questo movimento merita un breve approfondimento, data la grande influenza che ha avuto e sta avendo sul mondo cristiano. Di fatto, ciò che prese forma con Wesley fu una fusione tra la teoria oggettiva (nelle sue forme di soddisfazione / sostituzione) e la teoria soggettiva (nella forma di sensazioni emotive e spirituali suscitate dalla croce), coniugata con una sorta di vangelo sociale, che diede vita all’Esercito della Salvezza:170

 

Wesley dà per scontato che l’elemento “oggettivo” dell’espiazione – la rimozione del peccato e dei peccati, e la salvezza dalla legge del peccato e della morte – sia inseparabile dall’elemento “soggettivo” – dalla sensazione corporea e spirituale. I sentimenti personali di dubbio, depressione, ansia, agitazione interiore e mancanza di radici sono intesi come strettamente connessi al senso di peccato e di colpa davanti a Dio. Ha luogo un’esperienza di conversione profondamente emotiva e individuale che rimuove gli affetti negativi e li sostituisce con potenti sentimenti di gioia e scopo.171

 

Ed è proprio su questi presupposti, che in molti contesti Cristiani, si è oggi largamente diffusa l’idea che qualsivoglia esperienza spirituale debba essere accompagnata da un forte coinvolgimento emotivo per poter essere considerata efficace. L’onda di questo movimento iniziato da Wesley diede vita a numerosi eventi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, che presero il nome di Revivalismo e Grande Risveglio caratterizzati da prediche molto accese incentrate sull’incombente ira di Dio, da parte di famosi predicatori quali George Whitefield172 e Jonathan Edwards:173

 

Così è, che gli uomini naturali sono tenuti nella mano di Dio sulla fossa dell’Inferno; essi hanno meritato la fossa infuocata, e vi sono già condannati; e Dio è terribilmente provocato, la sua collera è grande nei loro confronti come nei confronti di coloro che stanno già soffrendo l’esecuzione della ferocia della sua ira nell’inferno, ed essi non hanno fatto nulla per placare o attenuare tale collera, né Dio è minimamente vincolato da alcuna promessa di trattenerli per un attimo; il diavolo li sta aspettando, l’inferno è aperto per loro, le fiamme si raccolgono e lampeggiano intorno a loro, e vorrebbero volentieri afferrarli e inghiottirli.174

 

A volte la predicazione era così convincente che “effetti corporei” potevano essere visti tra la folla: persone che gridavano nel mezzo di un sermone sotto un forte spasimo di coscienza, o individui così sopraffatti dal terrore che tremavano e perdevano la loro capacità di stare seduti o in piedi. Samuel Blair notò risposte straordinarie alla sua predicazione nell’estate del 1740: “Molti furono sopraffatti e svennero; altri singhiozzavano profondamente, a malapena in grado di contenersi, altri piangevano in modo molto doloroso, molti altri piangevano silenziosamente.175

 

 

10.2. Critiche alla teoria Governamentale

 

La teoria Governamentale, secondo i critici, racchiude in sé tutti i limiti delle teorie esemplariste, già ampiamente discusse, poiché di fatto il castigo di Gesù funzionerebbe quale esempio della punizione che meriteremmo noi, e questo dovrebbe convincerci di peccato e indurci al pentimento. Il merito di tale teoria è tuttavia quello di rimuovere il problema dell’ingiustizia legata alla non trasferibilità giuridica del peccato che caratterizza la teoria della Sostituzione Penale, pur cercando una riconciliazione tra giustizia e perdono, ira e amore di Dio. Inoltre, Grotius cercò con questa teoria di ovviare al lassismo ingenerato dalla teoria della Sostituzione Penale, poiché esigerebbe dal credente un cambio di vita orientato alla giustizia. Tuttavia, la teoria Governamentale non risolve il problema morale della punizione ricaduta su di un innocente. Tra l’altro, ci sembrerebbe di scorgere nell’idea di Grotius, l’antico detto latino “Unum castigabis, centum emendabis” (ne castigherai uno, ne correggerai cento), che veniva insegnato ai centurioni romani per disciplinare i soldati, e che è stato tristemente ripreso anche da alcuni dittatori moderni, ma che non ci pare renda giustizia al Dio misericordioso che Gesù ci ha mostrato.

 

 

10.3. Conclusione

 

Nelle intenzioni di Grotius si intuisce la volontà di mostrare un Dio compassionevole, in grado di perdonare il peccato per via della sua infinita misericordia, e dall’altro lato l’idea di un Dio che è un Governatore giusto e inflessibile, capace di perseguire tutto ciò che sovverte l’ordine stabilito, la morale e la convivenza civile. Forse, l’intento di Grotius fu anche quello di superare i limiti della teoria della Sostituzione Penale poiché, da buon giurista, aveva compreso della non trasferibilità della colpa. Sta di fatto che la punizione inflitta a Gesù sarebbe in questo caso un mero atto dimostrativo di ciò che spetterebbe all’umanità, tale da indurre gli uomini al pentimento e a vivere rettamente. Si potrebbe affermare che si tratti di una teoria esemplarista negativa, poiché fondata sulla paura del castigo, finalizzata a generare contrizione e pentimento. Quest’impostazione fu probabilmente il terreno su cui si inserirono le predicazioni tipiche dei Revivals e dei Risvegli nel XVIII e XIX secolo. Tuttavia, l’idea di un dio minaccioso non è compatibile con gran parte della narrazione biblica, nella quale è sempre Dio a prendere l’iniziativa della riconciliazione, nonostante questa sia sovente rifiutata dagli uomini. L’intuizione di Grotius, nonostante i suoi limiti, non può però essere bollata come completamente insensata; in effetti, in Gesù sulla croce possiamo vedere gli effetti devastanti del peccato, ma è molto più plausibile pensare che non si tratti dell’ira di Dio nei confronti degli uomini, ma dell’odio degli uomini verso Dio quando questi venne tra noi. Dio è misericordioso.

 

Isaia 1:18 “Poi venite, e discutiamo”, dice il Signore; “anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana”.